A margine della presentazione del libro 'Contro le due Destre' ANTIMAFIADuemila ha intervistato lo storico giornalista Gianni Dragoni, già caporedattore e inviato del quotidiano “Il Sole 24 Ore” e ora firma de 'Il Fatto Quotidiano'
Lei scrisse un articolo tempo fa che contabilizzò il valore delle mafie e poco fa ha fatto un grande intervento, lei cosa ne pensa del valore delle mafie e del loro peso economico internazionale.
Il valore delle mafie è un valore che cresce con la crescita dell'economia ma che cresce anche quando l'economia non va bene perché una gran parte è un valore sommerso. Il peso del sommerso nell'economia italiana è cresciuto in tutti questi anni e quindi non ci sono provvedimenti, interventi che vadano in direzione di aumentare la legalità e ridurre le forme anche di precariato, di forte disuguaglianza che sicuramente sono un terreno fertile nelle aree più deboli del paese per il prosperare delle mafie e della criminalità.
A livello internazionale, poco fa il dottore Scarpinato ha parlato di grandi lobby, di grandi operatori politici e di grandi apparati che influenzano l'economia. A livello globale qual è il peso statunitense? Quale potrebbe essere il peso statunitense?
“Il peso degli Stati Uniti è preponderante nell'economia mondiale in tutti i settori e con la presidenza Trump ritengo che il peso come influenza sia di lobby sia mediatica stia aumentando, lo vediamo con gli annunci, io direi le sparate, per non usare dei termini più di basso livello, che il Presidente degli Stati Uniti fa di frequente”. Ad esempio, a marzo ha annunciato l’imposizione di dazi, causando un crollo delle borse. Molti investitori hanno venduto, subendo perdite, mentre Trump ha definito quel momento un’opportunità per “fare soldi”. Chi era vicino a lui, conoscendo le sue mosse, potrebbe aver comprato a prezzi bassi, sapendo che avrebbe poi posticipato i dazi. Infatti, rinviando l’entrata in vigore, i mercati sono risaliti, favorendo chi aveva informazioni privilegiate. “Del resto se lui l'ha detto vuol dire che voleva farlo capire, hanno comprato al ribasso, poi facendo le dichiarazioni più concilianti le borse sono risalite, quindi anche questa è una forma di lobby. La lobby degli Stati Uniti si manifesta in tante forme che non vediamo, ma guarda caso il mercato più florido qual è da alcuni anni a questa parte, è il mercato, è l'industria che produce armi. L'industria che produce armi si nutre di guerre, si nutre del rischio di conflitti e le guerre da Russia-Ucraina in poi sono sempre in aumento, sempre c'è un ampliamento, una corsa al riarmo e credo che sia questo il peso maggiore della lobby americana nel mondo”.
Quindi dovremmo arrivare a un punto, seguendo una linea politica più progressista, di sganciarci piano piano dall’egemonia americana?
La linea politica che l'Italia, come paese che appartiene all'Europa, dovrebbe perseguire, a mio avviso, dovrebbe essere quella innanzitutto di voler partecipare a un rafforzamento, una maggiore convergenza. Un’Europa più coesa, con politiche comuni che siano innanzitutto negli interessi dei paesi europei e come Europa agire come soggetto anche nella politica internazionale, quindi anche verso gli Stati Uniti, verso la Russia, verso la Cina.
Non cercare, per esempio, come ha mostrato di fare anche questo governo in particolare, il governo Meloni, una politica che cerca ‘l’amico’: ‘l’amico Musk’, ‘l’amico Trump’, credendo di ottenere dei favori che poi non ci sono. Questa è una logica da furbetti, non da interesse nazionale che possa migliorare il posizionamento dell'Italia a livello internazionale.
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