L’inchiesta Garbino fotografa un patto scellerato tra politica e ‘Ndrangheta, fatto di favori e appoggi mafiosi
L’inchiesta “Garbino”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha messo in luce un intreccio tanto profondo quanto tristemente noto: quello tra politica, criminalità organizzata e corruzione istituzionale in Calabria. Al centro dell’indagine c’è l’avvocato Ottavio Tesoriere, figura di spicco dell’area Forza Italia, ex consigliere regionale ed ex assessore comunale a Crotone, condannato a 5 anni e 5 mesi di reclusione. L’inchiesta ruota attorno alle elezioni regionali del 3 e 4 ottobre 2021, in occasione delle quali Tesoriere si candida nella lista “Forza Azzurri”, a sostegno del governatore Roberto Occhiuto. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel tentativo di conquistare voti in aree dominate dalla criminalità organizzata, Tesoriere avrebbe stretto accordi con Fabrizio e Pasquale Pullano, due esponenti della ‘Ndrangheta considerati affiliati alla cosca Arena.
A documentare episodi di corruzione e scambio illecito di favori vi sono diverse intercettazioni ambientali. Si tratta di conversazioni che hanno dimostrato come Tesoriere riuscisse a muoversi con una certa disinvoltura nel promettere favori e posti di lavoro in cambio di voti. “Te lo metto subito, hai capito? Ma pure che non va bene, glielo trovo”, spiega l’avvocato, mentre assicura ai suoi interlocutori - come si evince da uno stralcio pubblicato dal Fatto Quotidiano - di poter collocare persone anche presso alcuni enti pubblici: “Te la trovo, non ti preoccupare… O al Consorzio di bonifica o da qualche parte te lo trovo… O a Calabria Verde il coso te lo trovo”.
Tornando al patto tra Tesoriere e i Pullano, secondo la DDA, l’avvocato, per assicurarsi il loro appoggio elettorale, si sarebbe impegnato persino a facilitare l’ottenimento di una pensione d’invalidità per il figlio di Fabrizio Pullano, intervenendo presso un consulente tecnico d’ufficio nominato dal Tribunale di Lamezia Terme. “Non è un caso - ha precisato la DDA - che Ottavio Tesoriere, candidato al consiglio regionale della Calabria, si sia rivolto ai Pullano per ottenere un appoggio elettorale sul territorio isolitano. Non è un caso perché il Tesoriere sapeva bene che la suddetta famiglia, grazie al suo peso specifico in quel contesto spaziale, era in grado di incidere sulla capacità di autodeterminazione da parte del corpo elettorale”. In un’altra intercettazione, un dialogo avvenuto tra Pullano e un suo conoscente - che non risulta indagato - ha rivelato come l’accordo politico-mafioso non mirasse solo all’ottenimento di voti, ma anche alla spartizione di benefici: bandi pubblici, incarichi e affari da cui trarre vantaggi personali diventavano ulteriore merce di scambio.
In definitiva, il procedimento ha coinvolto anche altre figure di rilievo. Tra queste - ha fatto sapere l’AGI - spicca anche il nome di Fiorello Maesano, ritenuto dalla DDA una figura apicale della criminalità organizzata locale. Secondo l’accusa, Maesano era infatti il punto di riferimento per la risoluzione di questioni interne alla ‘Ndrangheta, come ad esempio la gestione della cosiddetta “bacinella”: un fondo comune della cosca Arena destinato al sostegno dei detenuti e delle famiglie degli affiliati. A lui è stata inflitta una condanna a dieci anni di reclusione. Tra gli altri imputati, anche Pietro Fiore Pullano, che ha ricevuto la pena più severa: 14 anni e sei mesi. Seguono, con pene dai tre mesi a undici anni, altri esponenti legati alla criminalità organizzata, tra cui i membri della famiglia Pullano e altri soggetti coinvolti a vario titolo nei reati di usura, traffico di armi, estorsione e associazione mafiosa.
Un altro elemento rilevante emerso dall’inchiesta riguarda l’esistenza, accanto alla strategia mafiosa, di una rete di “favori” nella sua forma più tradizionale. Infatti, a un’altra indagata, Maria Alosa, Tesoriere avrebbe garantito un aiuto per superare l’esame di abilitazione alla professione forense, grazie alla complicità - secondo l’accusa - di un membro della commissione, l’avvocato Vincenzo Ioppoli. Quest’ultimo avrebbe ricevuto in anticipo un appunto con gli argomenti che la candidata avrebbe dovuto affrontare. In questo caso, il gup ha assolto sia Ioppoli, sia Tesoriere, sia la candidata, ritenendo che i fatti contestati non costituissero reato.
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