Il procuratore di Messina Antonio D’Amato, appartenente alla corrente di Magistratura Indipendente (destra), ha scritto sette pagine con le quali ‘salva’ le intercettazioni per i reati contro la pubblica amministrazione dalla tagliola dei 45 giorni approvata a marzo scorso; tra cui peculato, concussione, corruzione in atti giudiziari e per atto contrario ai doveri di ufficio, l’induzione indebita a dare o promettere utilità.
La notizia è stata riportata dal ‘Fatto Quotidiano’: il magistrato ha scritto, in sintesi, che la legge vuole garantire che le intercettazioni siano usate solo quando strettamente necessarie, basandosi su prove concrete, e stabilisce regole chiare per la loro proroga o riattivazione, con alcune eccezioni per reati gravi di corruzione.
Quindi “appare legittima la proroga” se essi siano emersi anche “da fonti di prova di carattere dichiarativo, documentale o di altra natura”. Come in un’indagine di droga “in cui dalle attività della Pg emergano concrete attività di spaccio in cui sia coinvolto il soggetto titolare dell’utenza intercettata”. E l’ascolto può proseguire se “il coinvolgimento di un soggetto emerga non già dall’intercettazione a suo carico, ma da quella a carico di altri”. E ancora “se dalle indagini emerga la necessità di disporre un’attività investigativa che possa anche valere da stimolo per le intercettazioni”. La proroga riguarderà “tutte le utenze e gli ambienti riferibili al soggetto”. E se, ad ascolto già chiuso, dall’indagine verranno fuori elementi nuovi, la microspia potrà ripartire.
Il testo del procuratore di Messina viene ulteriormente rafforzato dalla scoperta del professore di Diritto penale della Statale di Milano Gian Luigi Gatta: il testo della tagliola alle intercettazioni firmato da forzista Zanettin “non si applica a corruzione e delitti contro la Pa perché una legge del 2017 aveva parificato queste intercettazioni a quelle senza limite delle mafie”.
Dalla cavalleria garantista si sollevano cori di protesta: Enrico Costa e Tommaso Calderone, deputato forzista di Barcellona Pozzo di Gotto - riporta il ‘Fatto’- invocano la separazione delle carriere e annunciano che chiederanno al Parlamento di ‘aggiustare’ il tiro così da rendere nullo il testo scritto da D’Amato.
In uno Stato di diritto ricordiamo che il giudice non si deve limitare ad applicare la legge, la deve interpretare, in quanto è suo compito applicare norme astratte a situazioni concrete. Nessuna forzatura o tentativo eversivo. Per i lottatori dell’impunità a tutti i costi “i pm hanno già ammazzato la legge Zanettin”, ma loro hanno già ammazzato parecchie indagini.
Fonte: Ilfattoquotidiano.it
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