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Un’ondata di agguati e attentati svela il potere criminale delle triadi nel cuore del distretto tessile toscano

È una vera guerra quella che si sta consumando a Prato: distretto tessile, ma anche crocevia dell’economia cinese in Italia. Una guerra fatta di agguati, bombe e tentati omicidi che fanno parte di uno scenario criminale che gli inquirenti e l’antimafia hanno battezzato “la guerra delle grucce”. L’ultimo episodio di violenza risale a sabato notte, quando, nel cuore del distretto industriale, un gruppo di uomini armati di coltelli, bastoni e perfino armi da fuoco ha teso un agguato a un cittadino cinese, rimasto gravemente ferito. Dalle indagini è emerso uno scenario preoccupante: quello delle triadi cinesi. Inoltre, gli investigatori hanno rilevato che le violenze in atto a Prato non sono episodi isolati. Esistono collegamenti con episodi simili che sono avvenuti a Madrid e Parigi, dove, negli ultimi mesi, sono stati incendiati magazzini appartenenti a imprenditori cinesi legati al distretto pratese. Anche in Italia, a Campi Bisenzio, una serie di attentati con pacchi incendiari ha colpito aziende riconducibili alla stessa rete. Il nome “guerra delle grucce” deriva inizialmente dal controllo del mercato degli appendiabiti, ma oggi questo conflitto sembra essersi esteso anche ad altri settori strategici, come la gestione della logistica, gli affitti dei capannoni e i trasporti. La Fondazione Caponnetto ha stimato il valore di questo mercato in circa 100 milioni di euro l’anno, una cifra capace di attirare gli appetiti più feroci. Per questo motivo, in merito all’agguato della notte del 12 aprile, il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, ha firmato una nota durissima, annunciando l’avvio della caccia ai responsabili e parlando apertamente di un’escalation criminale senza precedenti. Si tratta - ha spiegato - di “un ulteriore agguato nei confronti di almeno un cittadino cinese da parte di un gruppo di cinesi armati di coltelli, manganelli telescopici e armi da fuoco. Gli assalitori hanno esploso diversi colpi. L’aggredito - ha precisato Tescaroli - è stato ferito da più coltellate, è ricoverato in ospedale ma non corre pericolo di vita”.
Un altro caso emblematico, che evidenzia non solo l’efferatezza della mafia cinese ma anche l’attenzione scaturita dalla posta in gioco, risale al 6 luglio 2024, quando un commando di sei uomini fece irruzione in un locale di Prato per colpire brutalmente un imprenditore cinese, Chang Meng Zhang. Ridotto in fin di vita da coltellate e colpi alla testa, Zhang riuscì a sopravvivere solo dopo una lunga degenza e diversi interventi chirurgici.
Ma quell’aggressione segnò un punto di svolta: Zhang decise di collaborare con la giustizia, rompendo un codice di omertà difficilissimo da scalfire nel mondo delle triadi. Nonostante il suo passato, segnato da una condanna per omicidio, la procura lo ha ritenuto un testimone prezioso. Da quel momento, infatti, il procuratore Tescaroli ha intensificato le pressioni sul governo, chiedendo rinforzi e mezzi per arginare una violenza che non conosce tregua. Intanto, le forze dell’ordine hanno messo a segno alcuni colpi importanti: sono stati arrestati diversi membri dei gruppi coinvolti nella faida, tra cui una coppia cinese - un uomo e una donna di 26 e 25 anni - accusati del tentato omicidio di un imprenditore arrivato da Francoforte, anche lui vittima di un’aggressione brutale. Un altro arresto chiave è avvenuto a Padova: si tratta di Nengyin Fang, ex militare cinese, ricercato da mesi perché ritenuto parte del gruppo che tentò di uccidere Chang Meng Zhang. Gli altri membri del commando erano già stati rintracciati nei mesi scorsi tra Calabria e Sicilia. Insomma, il quadro che emerge è quello di una faida sanguinaria, violenta e internazionale. Secondo Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto e consulente della Commissione parlamentare antimafia, la matrice triadica di questa guerra è sempre più evidente: “Il blitz nel locale e lo scontro in strada sono comportamenti tipici di una triade cinese, che se ne frega dei controlli rafforzati, degli arresti e delle inchieste. Le violenze non si fermeranno, almeno nel breve periodo, perché è difficile fermare una faida innescata”. Le triadi - ha spiegato Calleri - sono già radicate nel triangolo Prato-Firenze-Osmannoro, divenuto uno snodo vitale dei loro affari.

Fonte: La Stampa

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