Le sue parole: “Non posso tacere. Cosa dirò ai miei studenti quando insegnerò la storia della Resistenza?”
Ha intrapreso uno sciopero della fame Michele Giuli, giovane insegnante di storia che sta protestando contro il decreto Sicurezza promosso dal governo. Oltre che docente, Giuli è anche un attivista di Ultima Generazione, il movimento noto per le sue azioni di disobbedienza civile nonviolenta. Lo ha fatto per manifestare il proprio dissenso. Un gesto, quello del giovane insegnante, motivato da una profonda preoccupazione per quella che considera una minaccia alla democrazia parlamentare e un attacco al diritto di dissenso.
Il decreto, fortemente voluto dall'attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni, è stato trasformato in decreto legge dal governo, bypassando così il dibattito parlamentare. Per Giuli, questo passaggio non è un semplice tecnicismo: rappresenta una forzatura del normale funzionamento democratico, una scelta che riduce il ruolo del Parlamento e che, a suo dire, svuota la democrazia del suo significato. “Da oggi ho iniziato uno sciopero della fame. Mi siederò ogni mattina davanti al Quirinale, tranne nei giorni in cui insegno. Lo faccio per chiedere al Presidente Mattarella di non emanare il decreto Sicurezza. Suo fratello è morto per questa democrazia, ucciso dalla mafia. Mattarella deve semplicemente rigettare questo decreto. Sarà all'altezza di suo fratello e del Paese che rappresenta?”, si chiede pubblicamente Giuli, che, insieme a Ultima Generazione, ha osservato come il potere oggi possa esercitare la propria forza non solo attraverso mezzi brutali, come la violenza fisica o la censura, ma anche tramite strumenti apparentemente legittimi, come appunto i decreti legge. In un comunicato, Ultima Generazione ha ribadito che il decreto Sicurezza non ha l’obiettivo di contrastare la violenza, ma piuttosto di colpire chi protesta pacificamente e chi osa denunciare le ingiustizie. Una linea dura che, secondo gli attivisti, si rivolge non contro i violenti, ma contro i nonviolenti. “Non posso insegnare ai miei studenti la storia della Resistenza e poi restare in silenzio davanti a un decreto che punisce il dissenso. Scioperare - ha ribadito il giovane insegnante - per me è un atto di responsabilità e coerenza, l’unico che oggi sento all’altezza della gravità di ciò che sta accadendo”.
Fonte: RomaToday
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