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Manganellate, spintoni e una carica da parte della polizia: attimi di tensione si sono vissuti a Milano, in via Donizetti, dove un gruppo di manifestanti della rete "No Ddl" si è scontrato con le forze dell’ordine in assetto antisommossa, schierate a protezione della Prefettura. Il presidio, partito da piazza San Babila, ha visto convergere alle 18 anche i partecipanti al corteo pro-Palestina, proveniente dai Bastioni di Porta Venezia. Con in testa lo striscione "No al golpe burocratico, contro il governo Meloni", alcuni attivisti hanno imboccato via Borgogna per dirigersi verso corso Monforte, ma in via Donizetti gli agenti hanno effettuato una carica per disperdere i manifestanti. Non si registrano feriti, e dopo pochi secondi di contatto la situazione è tornata sotto controllo.
La protesta, annunciata dalla rete "No Ddl", era una risposta al decreto legge sulla sicurezza, approvato ieri dal Consiglio dei ministri dopo un lungo iter parlamentare travagliato. "L’Italia è un paese meno democratico, dove i diritti degli ultimi diventano un problema giudiziario e non sociale", si legge nella nota degli attivisti, che denunciano "una svolta autoritaria" del governo Meloni. "Con un atto di inedita arroganza istituzionale, si usa la decretazione d’urgenza per approvare un provvedimento che in Parlamento rischiava di arenarsi. È il tempo di lottare per le libertà di tutte", hanno aggiunto, rilanciando l’appello per una manifestazione nazionale.


Il nuovo decreto: modifiche limitate e misure controverse

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto che assorbe il contestato disegno di legge sulla sicurezza, fermo al Senato per problemi di coperture. Tra le novità, salta l’obbligo per università e pubbliche amministrazioni di collaborare con i servizi segreti, che resta facoltativo, mentre si confermano il carcere fino a due anni per i blocchi stradali, il divieto di cannabis "light" e il nuovo reato per le occupazioni abusive. Resta anche l’abolizione del rinvio della pena per le detenute madri di bimbi sotto l’anno, con la sola concessione di custodia attenuata in fase cautelare, una misura fortemente criticata. Altre disposizioni controverse includono pene fino a 20 anni per le rivolte in carcere e il potenziamento delle attività sotto copertura dell’intelligence, con agenti autorizzati a guidare associazioni eversive. Sparisce invece il divieto per i migranti irregolari di acquistare sim telefoniche, ora possibili con un semplice documento d’identità. Nessuna novità, infine, nei riguardi dell'articolo 31, quello che permette ai servizi segreti di uccidere, organizzare ed eseguire impunemente stragi e altri generi di delitti 'per il bene dello Stato’.

Foto © Imagoeconomica

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