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“Ribellati!”: in 50mila a Trapani con Libera in memoria delle vittime innocenti delle mafie

I nostri confini vorrebbero essere impenetrabili per le persone, ma di fatto sono permeabili ai traffici criminali. Chiediamoci com'è possibile che i confini dell'Italia e dell'Europa siano chiusi di fronte a un'umanità povera e oppressa ma si dimostrino permeabili ai capitali sporchi delle mafie. Com'è possibile tenere in carcere per mesi persone accusate di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anch’esse vittime dei trafficanti di essere umani, poi assolti perché innocenti, e rimandare in Libia con un volo di Stato un criminale, torturatore, assassino, indagato dalla Corte Penale Internazionale?Italia, culla della civiltà…facciamoci anche i nostri esami di coscienza”. Questo è il grido di don Luigi Ciotti dal palco di Trapani durante la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie indetta da Libera. Un chiaro riferimento al Caso Almasri e al cortocircuito politico-istituzionale dietro la scarcerazione e il rimpatrio del boia e torturatore libico.
La scelta di sfilare nella città siciliana è altamente simbolica: Trapani è un luogo segnato da legami tra Cosa nostra, la politica e i poteri occulti. Culla e centro di controllo di Matteo Messina Denaro. “L’80% dei familiari delle vittime di mafia non ha ancora avuto verità e giustizia. Hanno bisogno di sapere, ed è necessario un impegno forte delle Istituzioni – ha detto don Ciotti -. Dobbiamo chiedere scusa a questa terra perché siamo arrivati troppo tardi. Dovevamo arrivare molto prima per ricordare le tante vittime innocenti di mafia che ci sono state in Sicilia. Dobbiamo ricordarli tutti con la stessa forza e con la stessa intensità”. Secondo l’associazione Libera, a sfilare per le strade di Trapani sono state 50 mila persone. Tra loro, studenti e giovani provenienti da tutto il Paese, scesi in piazza per commemorare le vittime innocenti delle mafie e per ribadire che la lotta alla criminalità organizzata è una battaglia ancora aperta. Il corteo ha gridato con forza “Ribellati!” come invito alla resistenza civile e alla consapevolezza. Consapevolezza anche di un progetto di riforma - quello sulla Giustizia - che oggi più che mai mina le fondamenta del contrasto alla criminalità, ai reati della pubblica amministrazione e, ancor peggio, minaccia le basi della Costituzione. Don Ciotti ha voluto sottolineare che quella di ieri non è una giornata del ricordo sterile, ma di una memoria viva, che deve tradursi ogni giorno in responsabilità e impegno. Ha espresso preoccupazione per l’enfasi eccessiva posta sulla legalità in Italia, ricordando che la legalità è solo un mezzo per raggiungere la giustizia. Evidenziando anche che esistono leggi che non aiutano la lotta alla mafia e ha ribadito un principio fondamentale: non c’è legalità senza uguaglianza. “Ben vengano le leggi, ma devono essere leggi che includono. Abbiamo bisogno che la politica faccia leggi giuste per il bene e l’interesse di tutti”, ha affermato con fermezza.

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