Cerimonia nel bene confiscato alla camorra. Marisa Diana ai giovani presenti: “Acquisite conoscenza, non cedete alle mafie”
Una giornata di memoria e impegno civile quella dedicata ieri a don Peppe Diana, il sacerdote assassinato dalla camorra il 19 marzo 1994 a Casal di Principe, in provincia di Caserta. Forte come il suo impegno per la giustizia e a favore della società civile, nella giornata di ieri, è arrivato anche il messaggio di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che, dal giardino esterno di Casa don Diana - un bene confiscato alla criminalità e divenuto da alcuni anni sede del comitato che porta il nome del prete anticlan - ha esortato a “rileggere la realtà grazie al messaggio di don Peppe e a rendersi così protagonisti di uno scatto di attenzione e partecipazione, che ora più che mai serve tanto all'Italia quanto all'Europa. Le mafie sopravvivono e continuano a reclutare sempre più giovani, perciò don Peppe parlava a loro, chiedendo di essere parte attiva della comunità e di ribellarsi al potere camorristico, a non farsi sedurre da messaggi accattivanti ma ad ascoltare gli educatori, che sono quelli che vi vogliono davvero bene”. L'appello di don Ciotti arriva in un momento particolarmente critico, come evidenziato dal recente rapporto dell'Europol, che descrive un panorama inquietante: le mafie, ormai sempre più transnazionali e dotate di avanzate competenze tecnologiche, continuano a espandersi e a reclutare nuovi adepti, spesso tra i più giovani. Il fondatore di Libera ha denunciato con preoccupazione il coinvolgimento delle organizzazioni criminali in crimini gravissimi come il traffico di droga e lo sfruttamento sessuale minorile, reati che minano alle fondamenta il futuro delle nuove generazioni. Da qui il suo monito ai ragazzi: non lasciarsi attrarre da facili guadagni o da modelli devianti proposti dalla criminalità organizzata, ma seguire chi ha davvero a cuore il loro bene, come gli educatori e le persone impegnate nella società civile. “Seguite l'esempio di don Peppe - ha ribadito don Ciotti - che fu ucciso perché la camorra voleva spegnere la sua voce, perché si era sacrificato per gli altri. Fatelo pure voi”. Grande emozione ha espresso anche Marisa Diana, sorella del sacerdote e insegnante, che ha voluto sottolineare con gratitudine l'ampia partecipazione degli studenti alla cerimonia. I giovani presenti hanno esposto uno striscione con la scritta “Santo Subito”, segno di quanto il legame con il prete anticamorra sia ancora vivo nelle nuove generazioni. “Acquisite conoscenza - ha detto la sorella di don Diana - perché solo il sapere può rendervi liberi, proprio come credeva don Peppe. Non cedete alle mafie”. Alla commemorazione erano presenti anche Augusto Di Meo, testimone oculare dell’omicidio di don Diana, Carlo Borgomeo, attuale presidente di Gesac ed ex presidente della Fondazione con il Sud, e l'ex sindaco Renato Natale. Il sindaco attuale, Ottavio Corvino, al suo primo anniversario del delitto dopo l'elezione dello scorso giugno, ha sottolineato che “a Casal di Principe si respira un'aria diversa, nel solco degli insegnamenti di don Peppe. Lo si è visto anche alle ultime elezioni, quando la partecipazione al voto è stata molto alta, proprio come auspicava don Peppe, che parlava di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica per contrastare il potere dei clan. È stato fondamentale, in tal senso, il lavoro di ripristino della legalità e di rilancio del territorio portato avanti da chi mi ha preceduto, Renato Natale. È solo grazie a lui se, pochi mesi fa, abbiamo potuto avere elezioni libere”.
Fonte: Ansa
Foto © Imagoeconomica
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