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Il partigiano di Corleone: 77 anni fa veniva assassinato il leader del movimento contadino

Placido Rizzotto è stato un sindacalista impegnato nella difesa dei diritti dei contadini siciliani, ma anche politico. Non ha mai disdegnato alcuna sfida, nemmeno quella di combattere il potere mafioso che dominava durante quegli anni. Nato il 2 gennaio 1914 a Corleone (Palermo) in una famiglia contadina, sviluppò fin da subito una forte coscienza sociale, osservando da vicino le condizioni di sfruttamento dei lavoratori agricoli, questa consapevolezza lo spinse a intraprendere la strada del sindacato. Durante la Seconda Guerra Mondiale, scelse di abbracciare un’altra battaglia: quella contro il fascismo. Decise così di unirsi alla Resistenza partigiana nel Nord Italia.

Lo scenario politico durante gli anni di Rizzotto

Le elezioni politiche del 18 aprile 1948 assegnarono la maggioranza assoluta dei voti alla Democrazia Cristiana, decretando la sconfitta del Fronte Democratico Popolare (che univa socialisti e comunisti). Nel contesto della Guerra Fredda, l'Italia si allineò al blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti, mentre nell'Europa orientale prevalse la logica del partito unico socialista sotto l'influenza sovietica. Ad ogni modo, in Sicilia, la Democrazia Cristiana, che aveva appena vinto grazie ai voti della mafia, inizia ad adottare una politica conservatrice e si oppone alle riforme agrarie mentre si schiera con gli eredi del feudalesimo. Si tratta di un periodo contrassegnato da una sanguinosa repressione nei confronti dei lavoratori agricoli e dei loro sostenitori, che culminò in una serie di omicidi politici. Tra questi, anche la strage del 1º maggio 1947 a Portella della Ginestra e l'assassinio di 37 leader del movimento contadino. Tra le vittime, vi fu anche Placido Rizzotto, brutalmente ucciso il 10 marzo 1948.


Luciano Liggio: il mafioso dietro l'omicidio di Rizzotto

Dopo la guerra, infatti, Rizzotto tornò a Corleone dove assunse il ruolo di leader del movimento contadino, e da segretario della Camera del Lavoro di Corleone, iniziò anche a contrastare apertamente gli uomini di mafia, in particolare il boss Michele Navarra e il suo giovane affiliato Luciano Liggio, uno dei criminali più spietati della mafia siciliana, noto soprattutto per la brutalità con la quale controllava il suo territorio. Non a caso, Liggio, è stato anche uno dei principali artefici della scalata al potere dei Corleonesi. Liggio, infatti, venne arrestato più volte, riuscendo sempre a evadere o a ottenere il rilascio, Questo, fino al 1974, quando venne definitivamente catturato e condannato all'ergastolo per diversi omicidi, tra cui quello di Rizzotto. Per decenni, il corpo di Placido Rizzotto non fu mai ritrovato. Solo nel 2009, durante degli scavi in una grotta a Corleone, furono individuati resti compatibili con la sua scomparsa. Nel 2012, grazie alle analisi del DNA, venne confermato che si trattava delle sue spoglie e, il 24 maggio dello stesso anno, gli furono resi onori con i funerali di Stato. Un tributo necessario e doveroso per commemorare un uomo giusto, che lottò per i valori della Resistenza antifascista e per la democrazia. Dopo di lui, la sua eredità fu raccolta da Pio La Torre, che continuò la battaglia contro la mafia con lo stesso coraggio e determinazione.

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