Fabrizio Gatti per Today.it traccia un filo inquietante
Il funzionario di polizia Carmine Gallo non è solo tra i protagonisti dell'inchiesta della Procura milanese sulla agenzia di spionaggio Equalize di cui è amministratore delegato. Secondo quanto pubblicato da Fabrizio Gatti su Today.it la sua è una figura cruciale per una serie di fatti che si sono susseguiti nel corso della storia.
Gatti, ottimo giornalista di inchiesta, ha spulciato una lunga serie di verbali e documenti riguardanti altre inchieste, imbattendosi più volte nella sua figura, e li ha elencati uno dopo l'altro.
Per prima cosa mette in evidenza che in un'intercettazione del 3 ottobre 2022, parlando con un suo collaboratore, Samuele Calamucci, lo stesso Gallo di fatto rivela di aver lavorato nei servizi segreti (“Questi sono due dei servizi segreti... stavano con me a via del Tritone”). Come scrive Today.it a Milano la via non esiste, mentre a Roma corrisponderebbe ad una sede operativa del Sisde. "Nella loro informativa - scrive Gatti - i carabinieri scrivono che non hanno trovato riscontri. E probabilmente di riscontri amministrativi non ce ne sono. Ma la cellula esiste e arruola i suoi membri tra il personale delle forze dell'ordine, senza formalità. Esattamente come farebbe oggi Squadra Fiore".
Nella sua lunga analisi Gatti svela che di Gallo aveva parlato, in un interrogatorio dell'11 marzo 2019, Antonino Cuzzola, uno dei killer di Umberto Mormile (educatore del carcere di Opera, assassinato l'11 aprile 1990). Il primo delitto rivendicato con la sigla "Falange Armata".
Rispondendo alle domande della pm Paola Biondolillo, della Direzione distrettuale antimafia di Milano non solo parlava proprio dei depistaggi, della rivendicazione e dei soldi di sequestri di persona, ma proprio degli incontri che in carcere il boss Papalia faceva con i servizi e uomini delle istituzioni. Aveva così fatto mettere a verbale: “Anche in questo Tribunale, un maresciallo che lavora qui, che adesso è diventato ispettore o commissario... anche lui faceva i colloqui, veniva nelle gabbie e faceva i colloqui con i Papalia... Anche Antonio Papalia a Reggio Calabria faceva i colloqui con i servizi... Diciamo questi qua, come Antonio, ci sono state tutte quelle scarcerazioni Nord-Sud in appello, una massa di scarcerazioni che hanno fatto accordi con i Papalia e Ciccio Barbaro per liberare la Sgarella. Perché tutti questi accordi li ha fatti pure quello che lavora qua in Tribunale, Gallo”.
Il sequestro di Alessandra Sgarella a Milano è datato 11 dicembre 1997. Viene poi rilasciata un anno dopo, il 4 settembre, a seguito del pagamento di un riscatto di 5 miliardi di lire. Alla pm che chiedeva chi avrebbe fatto gli accordi il collaboratore di giustizia ha risposto in maniera diretta: "Questi accordi qua, quello che veniva nella gabbia a parlare e stava ore e ore con Antonio Papalia è Gallo e l'avete qui, in questo Tribunale. È diventato commissario”.
Gatti sottolinea che Gallo non è mai stato sentito dalla Procura di Milano che indagava sull'omicidio Mormile. E allo stesso modo non viene sentito Vittorio Foschini, che quando fu sentito a Reggio Calabria nel processo 'Ndrangheta stragista aveva raccontato non solo della propria partecipazione nel delitto, ma anche le motivazioni per cui Mormile fu ucciso.
In particolare l'educatore carcerario aveva scoperto i colloqui tra la famiglia Papalia e personale del Sisde, in un periodo in cui dovevano rimanere segreto di Stato, e per questo fu ucciso.
Non solo. Secondo quanto apprese da Antonio Papalia ad ordinare l'omicidio furono proprio i Servizi, i quali diedero l'input di rivendicare l'agguato con la misteriosa sigla della Falange armata.
Carmine Gallo, al centro, tra Samuele Calamucci, di spalle, ed Enrico Pazzali
Grazie all'impegno della famiglia Mormile e dell'avvocato Repici si è ottenuto un processo contro Foschini e l'altro complice del delitto, Salvatore Pace, entrambi rei confessi, con una sentenza di condanna dei due imputati a 7 anni di reclusione, pronunciata il 15 marzo 2024.
Gatti ricorda che Foschini non ha fatto ricorso in appello, pertanto la sua condanna è definitiva.
Diversamente a fare ricorso in appello è stato Salvatore Pace, che, secondo quanto scrive Today.it, avrebbe un legame proprio con Carmine Gallo. Infatti suo avvocato altri non è che Salvatore Verdoliva, coinvolto nella vicenda dei dossieraggi.
Un fatto incredibile. Ancor di più se si pensa, come scrive Gatti, che "a giorni si apre il processo d'appello per l'omicidio del dipendente del ministero della Giustizia. E Verdoliva sarà nuovamente in aula nella triplice veste di difensore di Salvatore Pace, indagato e presunto complice di Carmine Gallo".
Ovviamente non c'è alcuna prova che l'ex poliziotto sia coinvolto nell'omicidio Mormile. Ma se si ripensa a quanto da lui stesso affermato potrebbe essere un testimone per comprendere ciò che avvenne nelle carceri in quegli anni e magari dare un contributo per capire il perché fu deciso di usare la sigla Falange Armata.
Infine Gatti racconta anche un'altra vicenda che si lega alla morte del giornalista Beppe Alfano. E' noto che dopo il delitto la casa del corrispondente de "La Sicilia" venne perquisita da agenti del Sisde, così come raccontato dalla famiglia, e che tra le ipotesi sui motivi dell'uccisione vi è la scoperta del luogo della latitanza del boss catanese Benedetto Santapaola, nelle zone di Barcellona Pozzo di Gotto.
Viene anche riportata la testimonianza di Giorgio Portali, ispettore di polizia allora in servizio al commissariato di Milazzo, preso a verbale il 4 marzo 2015, il quale raccontò che Santapaola veniva nascosto all'interno del complesso turistico Portorosa.
Ed in quel verbale parla dell'incontro che, assieme al dottor Manganelli, al tempo direttore del Servizio centrale operativo della polizia, si recò in via del Tritone, a Roma, "dove aveva sede il Servizio gruppo ricerche del Sisde, per partecipare a un incontro con il dirigente del citato gruppo, dottor De Vuono, il quale alla richiesta di inviare personale presso il complesso turistico di Portorosa, rispose che aveva in corso delle indagini in Germania che avrebbero consentito a breve di catturare Nitto Santapaola”.
Gatti spiega che De Vuono "potrebbe essere un nome di copertura o un errore di Portali, perché non verrà mai rintracciato". Gli agenti del Side si recarono a Portorosa per 15 giorni, tra la fine del 1992 ed i primi mesi del 1993, ma a detta di Portali non avrebbero trovato nulla di interessante.
Eppure il boss catanese era lì. Tempo dopo, nell'aprile 1993, vi fu a Terme Vigliatore una vasta operazione con 200 uomini impiegati. Ma Santapaola riuscì a darsi alla fuga per poi essere arrestato a maggio.
Coincidenza?
Infine Gatti, citando una fonte investigativa rimasta anonima, torna a parlare del sequestro di Alessandra Sgarella. Anche in quel caso sarebbero intervenuti i servizi con figure mai individuate. Per leggere l'articolo di Gatti e visionare i documenti esclusivi si può cliccare qui.