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Mi annovero tra coloro che potenzierebbero il sistema delle intercettazioni attualmente in vigore e aggiungo che le attuali siano già sufficientemente stringenti. Abbiamo un sistema perfettamente funzionante che prevede una serie di garanzie inattaccabili e di requisiti di ammissibilità tutti sottoposti al controllo di un giudice terzo. Mi continuo a domandare perché come un coniglio fuori dal cilindro del mago all’improvviso esce l’assurda proposta di cambiare stabilendo una tagliola inesorabile con il termine di 45 giorni inteso come durata massima delle intercettazioni. Lo trovo strano e soprattutto disfunzionale verso il sistema complessivo dell’efficace mezzo di ricerca della prova. Si sta creando legislativamente un altissimo rischio per le indagini riguardanti la criminalità organizzata. Si afferma che la tagliola non valga per i delitti di criminalità organizzata. Esistono, però i c.d. “reati spia” o ce li siamo dimenticati? Non si potranno più intercettare delitti come l’estorsione, l’usura, la corruzione, il riciclaggio, la rapina, lo spaccio di sostanze stupefacenti, i molteplici cyber crimes e probabilmente persino l’omicidio. Nei miei oltre trent’anni di attività in procure e tribunali non mi ricordo d’indagini preliminari con esito positivo dopo 45 giorni d’intercettazione. Assisteremo pertanto a un infarto tecnico giuridico tra la durata delle indagini preliminari e il periodo in cui possono essere effettuate le intercettazioni. Mi chiedo, cosa accade se allo scadere dei 45 giorni, per determinati “reati spia” emergano nuovi elementi “specifici e concreti” riguardanti la criminalità organizzata? È possibile chiedere una proroga, proprio in conformità a tali elementi “specifici e concreti” con carattere di novità rispetto ai precedenti? La proroga oltre i 45 giorni è consentita solo se i nuovi elementi emergano dalle intercettazioni, o se le nuove evidenze provengano da altri strumenti investigativi? La tagliola netta e inesorabile così come l’ho letta dagli atti parlamentari “ai fini della prosecuzione delle indagini” sarebbe letale e non darebbe nessun margine di azione a chi indaga. Riflettiamo su questi aspetti perché si rischia veramente di creare un “monstrum” giuridico. Per capire quanto non convenga toccare il sistema attuale sarebbe sufficiente domandare a un mafioso quali strumenti d’indagine tema tra tutti quelli esistenti. Io l’ho fatto. L’ho chiesto in varie occasioni a ex esponenti di Cosa nostra (Gaspare Mutolo); della ‘Ndrangheta (Luigi Bonaventura) e della Camorra (Gennaro Panzuto) oggi collaboratori di giustizia e volete conoscere la risposta? È una sola e unanime: intercettazioni e collaboratori di giustizia!

Foto © Imagoeconomica

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