Inserito nella lista dei ricercati più pericolosi, il boss era scomparso nel ‘98. Nuove indiscrezioni dal settimanale “Gente”
Il boss di Cosa nostra Giovanni Motisi, superlatitante, finito in cima alla lista dei mafiosi più ricercati al mondo subito dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, potrebbe essere morto. L’indiscrezione arriva dal settimanale “Gente”. Secondo l’articolo a firma del fotoreporter Antonello Zappadu, il boss di Cosa nostra potrebbe essere deceduto in una clinica di Cali, in Colombia, ma l'ufficialità della notizia rimane ancora incerta: la Procura di Palermo, insieme all’Ambasciata italiana a Bogotà, sta già effettuando tutte le verifiche necessarie per accertarne l’attendibilità.
La storia del boss fedelissimo di Riina
Latitante dal 1998, Motisi è stato inserito nell'elenco dei più pericolosi ricercati dal Ministero dell'Interno. Subito dopo l’arresto di Messina Denaro, la polizia aveva diffuso un nuovo identikit basato sulla tecnica age progression, che aggiorna il suo aspetto nel tempo basandosi su tratti familiari, con l’obiettivo di facilitare le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, e incentivare eventuali segnalazioni da parte dei cittadini. Anche detto “U Pacchiuni”, Motisi appartiene alla famiglia mafiosa di Pagliarelli ed è nipote di un altro autorevole padrino di Cosa nostra, Matteo Motisi. Condannato all’ergastolo per diversi omicidi eccellenti, tra cui quelli dei poliziotti Ninni Cassarà, Roberto Antiochia e Natale Mondo, “U Pacchiuni” è stato uno dei killer più fidati di Totò Riina. La storia di Motisi è singolare rispetto a quella di altri latitanti mafiosi. Infatti, pur essendo un fedelissimo di Riina, tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000 venne improvvisamente destituito dal suo ruolo di capo del mandamento di Pagliarelli. Da allora di lui si persero completamente le tracce, dando origine a una latitanza che ha reso ancora più difficile il lavoro degli investigatori.
L’intervista di Repubblica al fotoreporter Zappadu
Intervistato dal giornalista di Repubblica, Salvo Palazzolo, il fotoreporter Antonello Zappadu ha spiegato che il boss di Cosa nostra, oggi 66enne, sarebbe morto a causa di un tumore. Stando al suo racconto, il fotoreporter avrebbe ricevuto informazioni su Motisi da un misterioso intermediario con cui era in contatto da tre anni. Da questo stesso intermediario, Zappadu ha saputo che “Motisi voleva fare un’intervista”. Tuttavia, non è mai riuscito a incontrarlo di persona: “Ho parlato solo con il suo tramite”, la cui affidabilità - ha precisato Zappadu - è certa. È stato proprio il tramite a riferire che il boss, oltre a voler rilasciare un’intervista, nel giugno del 2022 era anche intenzionato a consegnarsi in Italia perché gravemente ammalato. Poi non se ne fece nulla. Non è chiaro cosa abbia spinto Motisi a rinunciare alla resa, ma - ha raccontato Zappadu - “il tramite mi disse che voleva che io accompagnassi Motisi alla frontiera. Mi sono rifiutato”. E aggiunge: “Voleva che ci incontrassimo a Istanbul. Loro sarebbero arrivati dal Brasile. E dall’aeroporto di Istanbul ci saremmo imbarcati per l’Italia”. Un piano che lascia qualche perplessità. Ad ogni modo, l’intermediario, la cui identità non è stata rivelata da Zappadu, comunica l’avvenuta morte di Motisi. Anche in questo caso, il fotoreporter si dice certo della credibilità della sua fonte, pur non avendo mai avuto un contatto diretto con il boss, e precisa di conoscere anche la clinica dove il boss di Cosa nostra sarebbe deceduto, senza fornire ulteriori dettagli in merito. “Sono sicuro che il tramite non mi abbia preso in giro” ha assicurato Zappadu, che già in passato ha realizzato diversi scoop molto interessanti.
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