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Il governo Meloni tenta la strada della mediazione. Abdallah: “L'Italia avrà l'opportunità di presentare osservazioni”

Al momento non vi è alcun caso dinanzi alla CPI contro alcun funzionario italiano”. Lo ha detto il portavoce della Corte Penale Internazionale, Fadi El Abdallah, riguardo al caso del mancato arresto, da parte dell’Italia, del generale libico Nijeem Osama Almasri, nonostante il mandato di arresto internazionale e le accuse di torture. Proprio la tanto discussa decisione dell’Italia di rilasciare e rimpatriare. Il primo a reagire è stato l'avvocato Luigi Li Gotti che, parlando ai microfoni di “ANTIMAFIADuemila TV”, ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a presentare una denuncia alla Procura di Roma contro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e altri membri del governo in merito alla liberazione del generale libico, accusato, appunto, di gravi crimini. “La riconsegna di Almasri? Ci siamo assicurati un boia - ha spiegato Li Gotti ai nostri microfoni -. Sta facendo il lavoro sporco, ce lo siamo assicurati perché deve gestire le partenze. Questo deve fare. Noi abbiamo il nostro boia in terra libica. Lo avevamo arrestato, invece lo abbiamo liberato perché deve lavorare per noi”. Tornando al portavoce della CPI, Abdallah, la questione all’Aia è tutt’altro che chiusa. “L'Italia - ha spiegato - avrà la possibilità di fornire osservazioni sulla vicenda, come previsto dal Regolamento 109 della Corte”. Parallelamente, il governo italiano ha fatto sapere di voler avviare consultazioni con la Corte per affrontare eventuali criticità e prevenire il ripetersi di situazioni simili in futuro.


Ma come si giustifica il governo?

Giorgia Meloni aveva inizialmente affermato che il mandato della Cpi non fosse mai stato trasmesso al Ministero della Giustizia italiano, una versione successivamente smentita dallo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il mandato, infatti, era arrivato regolarmente, ma il governo lo ha considerato “radicalmente nullo” per via di alcuni errori formali nel testo. Tra questi, la data di inizio dei crimini attribuiti ad Almasri, che nei documenti risultava essere il 2011 invece del 2015. Questi dettagli, definiti semplici refusi e corretti in seguito, non erano stati nemmeno menzionati nella prima risposta del governo italiano alla Corte Penale Internazionale. Peccato che, a livello internazionale, la posizione dell’Italia sembri discostarsi da quella della Cpi e della comunità internazionale. Infatti, la Corte dell’Aia considera i suoi mandati immediatamente eseguibili in tutti gli Stati membri, motivo per cui li trasmette direttamente all’Interpol affinché siano inseriti nelle liste di ricerca globali. Dal punto di vista politico, la questione ha acceso un duro scontro. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha attaccato frontalmente la premier Meloni, accusandola - ha spiegato Repubblica - di aver trasformato l’Italia in un rifugio per criminali internazionali. Secondo il leader pentastellato, il governo avrebbe dovuto gestire la situazione in modo trasparente, invece di permettere l’allontanamento di un individuo accusato di crimini gravi.

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