I carabinieri cercano il documento sulle operazioni da svolgere sulla linea di carburante dove lavoravano i dipendenti travolti dall’esplosione
La procura di Prato, guidata da Luca Tescaroli, come aveva anticipato a fine gennaio ha disposto nuove perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta sull’esplosione al deposito Eni di Calenzano dello scorso 9 dicembre, costata la vita a 5 persone (28 sono rimaste ferite). I carabinieri hanno perquisito la Dg impianti industriali di Milano, nelle scorse settimane invece sono state realizzate perquisizioni negli uffici Eni e di Sergen srl (la ditta che aveva in carico i lavori di manutenzione, considerati alla base dell’esplosione). La nuova perquisizione è partita da una mail scovata durante la rilettura dei documenti fin qui acquisiti: una mail, scrive La Repubblica, inviata il 29 luglio 2024 da un responsabile della stessa azienda, con allegato il preventivo per i lavori «extra» alla nuova linea Hvo (la stessa su cui operavano i dipendenti di Sergen al momento del disastro) dell’impianto. L’obiettivo è quello di recuperare tutti i documenti relativi al progetto, per valutarli in particolare sotto il profilo dei rischi interferenti, aspetto quest’ultimo che secondo le prime indagini della procura di Prato sarebbe stato trascurato. L’ipotesi è che il documento contenente le operazioni da svolgere durante i lavori possa essere custodito proprio negli uffici dell’azienda Dg, circostanza che potrebbe portare un altro tassello utile a ricostruire cause e responsabilità della tragedia. Le indagini proseguono a ritmo spedito. Dopo il deposito della maxi-perizia (la data è fissata per il 14 febbraio) potrebbero arrivare infatti le prime iscrizioni sul registro degli indagati. Al momento sembra emergere un quadro di allarmi inascoltati e inadeguate valutazioni dei rischi. In attesa di una possibile, imminente svolta, l’inchiesta procede dunque ancora a carico di ignoti. Al momento, il procuratore Tescaroli e il pubblico ministero Massimo Petrocchi ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione o omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Fonte: La Repubblica
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