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La scoperta, fatta dal giornalista Gian Paolo Pellizzaro, riguarda un dossier trasferito dal Ministero dell’Interno

Il fascicolo custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato sul caso Emanuela Orlandi, proveniente dal Ministero dell’Interno, è stato ritrovato vuoto. È l’ultimo di una lunga serie di capitoli che fanno parte del caso della giovane ragazza scomparsa il 22 giugno 1983 a Roma e mai ritrovata. Ora, infatti, ai decenni di silenzi, omissioni e false piste si aggiunge anche quest’ultimo mistero, che ha restituito il fascicolo svuotato quasi di tutto. Oltre alla copertina, l’unica cosa rimasta al suo interno - ha reso noto Fanpage - è una sorta di sommario dei documenti che erano presenti. Nello specifico, il fascicolo, identificato con la dicitura “Ministero dell’Interno - Direzione generale della pubblica sicurezza - Ucigos” e contrassegnato come relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi, oggi conta solo quattro fogli. Tra questi, un indice dettagliato che elenca documenti significativi: verbali di interrogatori, accertamenti su cittadini turchi in Italia e Germania, e report sul Fronte di liberazione turco anticristiano. Tuttavia, gli atti stessi sono tutti scomparsi. La vicenda è emersa grazie al senatore Andrea De Priamo, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, che ha confermato il ritrovamento del dossier ormai privo di documenti. Si tratta di un dossier che è stato trasferito nel 2017 dal Ministero dell’Interno all’Archivio Centrale in virtù della direttiva dell’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sulla desecretazione di atti legati a stragi. La scoperta del fascicolo ormai vuoto è stata fatta, invece, dal giornalista Gian Paolo Pellizzaro durante una ricerca che non sarebbe direttamente collegata alla Commissione d’inchiesta. Insospettito dalla cartella vuota, Pellizzaro ha avvisato De Priamo, il quale ha avviato una verifica immediata. “Nel dossier - scrive Fanpage - sarebbero presenti documenti relativi ai verbali di Agcà in qualità di teste, agli accertamenti svolti dalla questura di Roma in Italia relativi a cittadini turchi e a quelli in Germania, anche in ambienti turchi, letture in lingua tedesca pervenute all’ANSA e al Messaggero. O, ancora, report sul Fronte di liberazione turco anticristiano Turkes, sulla lettera pervenuta all’ANSA (Milano), sull’avvocato Gennaro Egidio e sui messaggi a firma Phoenix Phenix”. Parallelamente, il Vaticano si trova al centro di una situazione per certi versi simile, con l’esistenza di un proprio dossier sul caso Orlandi, la cui esistenza è stata negata per anni, ma che ora emerge attraverso il promotore di giustizia Alessandro Diddi, che ne ha ammesso l’esistenza. Si tratterebbe di un fascicolo commissionato ai tempi di Papa Benedetto XVI, che potrebbe contenere al suo interno diverse piste investigative. Tuttavia, almeno per il momento, il suo contenuto rimane ancora segreto. Dopo l’ammissione di Diddi, l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, ha spiegato che “anche se non basta, si tratta di un passo verso la verità. Ci chiediamo - ha aggiunto - chi abbia conservato fino ad ora il report in Vaticano e cosa contenga, ma soprattutto perché ne sia stata negata l’esistenza”.

Foto © Imagoeconomica

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