Minacce, intimidazioni e un’azienda distrutta. Le parole dell’imprenditore contro la mafia: “Io resto, devono andarsene loro”
“Ad oggi posso dire di aver subito più di trentadue attentati all’interno del mio cantiere, ma posso anche dire di non aver mai scelto di pagare il pizzo alla mafia”. Lo ha detto ai microfoni del Tg3 Ignazio Cutrò, ex imprenditore edile, nato a Bivona, nell’Agrigentino, oggi testimone di giustizia e presidente dell'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia.
“Il testimone di giustizia - ha proseguito Cutrò - è colui che crede nella legalità, colui che sceglie di testimoniare nelle aule dei tribunali giudiziari, anche a rischio della propria vita”.
Attraverso parole cariche di nostalgia, Cutrò ha raccontato di sognare ancora di poter tornare a fare l’imprenditore e vivere con dignità nella propria terra, la Sicilia. “Mi manca tantissimo fare il mio lavoro - ha ricordato -. Di notte sogno ancora di lavorare nei miei cantieri”. Peccato che l’incubo cominci ogni mattina, quando, al risveglio, ricorda di non essere riuscito a salvare la sua azienda a causa delle continue minacce mafiose. Cutrò, infatti, ha avviato da tempo un contenzioso con lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni subiti. “Una parte delle istituzioni ha funzionato benissimo: quella della magistratura - ha sottolineato il testimone di giustizia - quella dei Carabinieri e delle forze di polizia”. Poi sono iniziati altri problemi. Non avendo più la sua azienda a causa delle continue minacce - che chiedevano il pizzo e bruciavano i suoi mezzi e macchinari di lavoro -, sono venuti meno anche i soldi per poter vivere e pagare le tasse. “Ho chiesto aiuto al Ministero - ha ricordato - ma quell’aiuto non è mai arrivato”. Nonostante le difficoltà e le paure, Cutrò non ha mai cambiato idea. Per questo non ha mai lasciato la Sicilia. “Sono convinto che non dobbiamo essere noi a dover andare via da questa terra, ma i mafiosi. Ho molta paura, ma sono fiero di essere siciliano”. Per fortuna, oggi Cutrò ha un lavoro grazie a una legge che consente ai testimoni di giustizia che si trovano in condizioni di difficoltà economiche di essere assunti nella pubblica amministrazione. Peccato che, secondo l’associazione fondata da Cutrò, l’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia, siano ancora molti, troppi, i testimoni di giustizia che attendono un impiego per poter vivere dignitosamente.
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