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Il procuratore di Prato alla commissione d’inchiesta: “Le risultanze serviranno a prevenire nuovi disastri sul lavoro”

L'inchiesta sull'incidente avvenuto al deposito Eni di Calenzano sta attraversando una fase cruciale e potrebbe rappresentare un momento di svolta per la prevenzione dei disastri sul lavoro in siti simili. Questo è il messaggio principale emerso durante l’audizione del procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, davanti alla commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato. Durante l’incontro, avvenuto nella giornata di ieri, il procuratore ha precisato che “al termine del nostro lavoro metteremo a disposizione le risultanze per prevenire nuovi disastri”, come quello avvenuto il 9 dicembre scorso, che ha provocato la morte di cinque lavoratori: Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso, Davide Baronti, Gerardo Pepe e Fabio Cirelli.

Durante l’audizione, Tescaroli ha sottolineato che l’indagine in corso è piuttosto complessa e viene condotta con “estremo rigore”, con l’obiettivo di ricostruire nei dettagli le cause e le eventuali responsabilità dell’accaduto. Ad ogni modo, è proprio la fase attuale ad essere quella nevralgica dal punto di vista investigativo, con numerosi elementi che sono in fase di raccolta e di analisi. Infatti, la procura di Prato è già riuscita a stabilire alcuni punti chiave. Ad esempio, è stato accertato che l’esplosione sarebbe stata originata da un’area specifica in cui gli operai della squadra di manutenzione stavano operando su una conduttura tecnicamente considerata come dismessa. Secondo i rilievi tecnici - ha riportato La Nazione - la conduttura conteneva ancora residui di carburante e potrebbe addirittura essere stata ancora in funzione. Infatti, sarebbero stati proprio i vapori infiammabili, combinati alla fuoriuscita di liquidi dalla conduttura, a innescare lo scoppio.

Quel giorno, i manutentori stavano lavorando su una linea di rifornimento non più attiva da anni e destinata al nuovo gasolio HVO (un biocarburante avanzato prodotto principalmente da oli vegetali, ndr). Durante la rimozione delle valvole e dei tubi, potrebbe essere avvenuto il rilascio di carburante; una circostanza che, aggravata da un possibile surriscaldamento provocato dalle attrezzature utilizzate dagli operai, potrebbe aver innescato l’esplosione che non ha lasciato scampo ai lavoratori coinvolti nell’incidente. Inoltre, ad essere particolarmente interessante dal punto di vista investigativo è il sopralluogo effettuato circa venti giorni prima dell’incidente. Si tratterebbe di un’ispezione che ha valutato la fattibilità dei lavori, considerandoli compatibili con le normali attività di rifornimento del deposito. Per questo motivo la procura sta provando a rintracciare i verbali di quell’incontro nel tentativo di chiarire se tutte le misure di sicurezza siano state prese in considerazione e adeguatamente adottate. Resta da chiarire, infatti, perché al momento dello scoppio la conduttura non fosse stata completamente svuotata e se questa possibile negligenza abbia contribuito alla tragedia. Da verificare anche le circostanze che hanno fatto sì che, al momento dello scoppio, sotto la tettoia di carico si trovassero almeno quattro autocisterne - forse cinque - in attesa di rifornimento, mentre la squadra di operai era impegnata a svitare dei bulloni di sicurezza di un tubo. La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri, e rimozione o omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. Tornando all’audizione di Luca Tescaroli, il procuratore ha sottolineato come le indagini possano avere un duplice scopo: da un lato fare luce sulle responsabilità e sulle dinamiche che hanno portato al disastro; dall’altro fornire indicazioni preziose per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro ed evitare che altre tragedie simili si possano ripetere.

Foto © Paolo Bassani

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