La Corte non crede alle sue parole e condanna il killer di Brancaccio a versare 3mila euro alla Cassa delle Ammende
Uno dei killer più sanguinari della mafia siciliana, Francesco Giuliano, esecutore materiale di efferati omicidi, tra cui il brutale assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo, ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ultimo provvedimento, sostenendo di essersi dissociato da Cosa nostra. Sottoposto al regime del 41 bis da quasi 30 anni, Giuliano ha precisato, nel tentativo di avvalorare la sua posizione, di aver manifestato la propria dissociazione da Cosa nostra anche durante i colloqui con il criminologo del carcere. A sostegno della sua tesi, ha citato persino le dichiarazioni rilasciate in passato dal pentito Gaspare Spatuzza, secondo cui Giuliano non sarebbe stato formalmente un “uomo d'onore” all'interno dell'organizzazione mafiosa. Tuttavia, le argomentazioni presentate dal killer del mandamento di Brancaccio, al servizio dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, non hanno avuto l’effetto sperato. I giudici hanno infatti rigettato il ricorso, confermando la proroga del regime carcerario del 41 bis. Il motivo alla base della decisione della Cassazione risiede nell’assenza di elementi concreti che possano provare la veridicità delle affermazioni di Giuliano, oggi cinquantacinquenne. In sostanza, “non ha mai dato segni di dissociazione” reali e concreti. Per quanto riguarda le dichiarazioni che il killer di Cosa nostra avrebbe reso al criminologo del carcere, la Corte ha precisato che non vi è certezza sul fatto che siano state effettivamente messe a disposizione del Tribunale di Sorveglianza. I giudici hanno inoltre sottolineato come la gravità dei reati commessi e il ruolo centrale ricoperto da Giuliano durante la stagione stragista di Cosa nostra rendano difficile considerare credibili le sue dichiarazioni di estraneità alla mafia. Infine, la Cassazione, oltre a rigettare il ricorso presentato da Giuliano, lo ha condannato a pagare 3 mila euro alla Cassa delle Ammende, l’ente pubblico deputato alla gestione delle risorse finanziarie destinate al settore penitenziario, provenienti da sanzioni, confische e sequestri.
Fonte: Palermo Today
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