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La Procura di Trento ha avviato una nuova fase di indagini sul cosiddetto "caso Pantani", richiedendo documentazioni e fascicoli alle procure che in passato si sono occupate della vicenda. Secondo quanto riportato da LaPresse, tra gli atti richiesti figurano le dichiarazioni rese ai carabinieri dall'ex capo clan camorristico di Mondragone, divenuto successivamente collaboratore di giustizia. L’ex boss avrebbe dichiarato che una vittoria di Marco Pantani al Giro d’Italia del 1999 avrebbe destabilizzato gli equilibri delle scommesse clandestine gestite dalla criminalità organizzata.
L’attenzione degli inquirenti si concentra sulla tappa di Madonna di Campiglio, quando Pantani, con un vantaggio di quasi sei minuti in classifica generale a sole due tappe dalla fine, fu estromesso dalla corsa a seguito di un controllo antidoping risultato positivo. L’episodio, avvenuto il 5 giugno 1999, è ora oggetto di nuove ipotesi investigative, con il sospetto di una manipolazione dei test orchestrata dalla camorra. L’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata alle scommesse clandestine e connessa al decesso del ciclista, rimane al momento senza indagati.
La pm Patrizia Foiero, titolare dell’inchiesta, ha già ascoltato dodici persone informate sui fatti. Gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi, rappresentanti dei genitori di Marco Pantani, hanno espresso fiducia nell’operato della magistratura. In una dichiarazione rilasciata a LaPresse, i legali hanno ribadito l’importanza di un approccio silenzioso e diligente da parte dell’ufficio inquirente. Hanno inoltre ricordato le parole dello stesso Pantani, che aveva definito Madonna di Campiglio come il luogo in cui "gli avevano fregato" la vittoria.

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