I familiari del prete ucciso dalla mafia: “Sono passati 31 anni e l’asilo non è ancora realtà. È un regalo alla mafia”
“I piccoli di don Puglisi”: doveva essere questo il nome dell’asilo nido da costruire nel quartiere Brancaccio di Palermo, un progetto che purtroppo non ha ottenuto l’approvazione del Consiglio comunale perché “costa troppo”. La decisione di escludere il progetto dal piano triennale delle opere pubbliche ha suscitato una forte ondata di polemiche, soprattutto per il significato simbolico e sociale che la struttura avrebbe avuto. Il quartiere Brancaccio è infatti il luogo dove don Pino Puglisi è stato assassinato dalla mafia nel 1993, lo stesso in cui, per anni, il sacerdote si è impegnato a sottrarre i giovani alla criminalità organizzata attraverso progetti educativi, attività sociali e catechesi. Un asilo nido intitolato a don Puglisi avrebbe rappresentato un simbolo di riscatto per una zona storicamente segnata dalla criminalità e dall’emarginazione. La giunta guidata dal sindaco Roberto Lagalla - ha spiegato Repubblica - aveva approvato il progetto, ma il Consiglio comunale lo ha bloccato, ritenendo troppo elevato il costo, pari a 3,9 milioni di euro. Lagalla, dal canto suo, ha cercato di ridimensionare la questione, spiegando che si tratta di un problema tecnico che sarà risolto col tempo. Tuttavia, queste spiegazioni non hanno placato le critiche, in particolare quelle dei familiari del prete antimafia, che hanno interpretato la decisione del Consiglio comunale come un affronto alla memoria del sacerdote, assassinato il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56° compleanno, e hanno definito il blocco del progetto “un regalo alla mafia”.
“In 31 anni - hanno precisato - si sono alternate al governo di questa città tutte le forze politiche dell’arco costituzionale; si sono succeduti, alla guida dell’arcidiocesi di Palermo, cardinali e vescovi. Eppure, questo asilo ancora non sorge. Intanto, la mafia continua ad allevare bambini nella propria scuola, insegnando parole di vendetta contro quella minuscola parte di istituzioni e persone, come il nostro caro Pino, che hanno cercato di combatterla”.
Come se non bastasse, a rendere la situazione ancora più paradossale è il fatto che il terreno dove dovrebbe sorgere l’asilo è attualmente occupato abusivamente e trasformato anche in una discarica.
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