Dalla Sicilia: il programma "No Te Apretes" sul crimine organizzato e sulla mafia nel mondo. Intervista al capo redattore di ANTIMAFIADuemila
In Uruguay da quando sette anni fa è emersa alle cronache la presenza del mafioso italiano Rocco Morabito, la società è stata scossa nelle sue radici, consapevole o meno del temporale che si affacciava all'orizzonte. E chi non si era accorto fino a quel momento della Mafia e della presenza del boss, cominciava a interessarsi sui legami mondiali delle organizzazioni criminali e le sue ripercussioni.
La popolazione si è risvegliata quasi magicamente. Oggi sa che in America Latina ed in Uruguay specialmente tonnellate di cocaina provenienti dal Perù, Bolivia, Colombia passano dal porto di Montevideo. “Nessuno” le scopre, ed appaiono “spontaneamente” sull’altra sponda dell'Atlantico, in Europa. Sa di un criminale pericoloso come Sebastián Marset e della sua latitanza grazie al “passaporto speciale per narcos” che possiede. E sa di tutte le situazioni legate al riciclaggio, narcotraffico regionale ed internazionale.
Tutto questa morbosa combinazione criminale ha la sua origine nella geopolitica mafiosa. E per fare luce al riguardo, Georges Almendras, da Palermo (Sicilia), madre patria di Cosa Nostra, ha intervistato il giornalista Aaron Pettinari, capo redattore di ANTIMAFIADuemila con 25 anni di esperienza sul tema in Italia.
C'è ancora Mafia in Sicilia? Questa Mafia è estesa anche in Sud-America?
“Per me la risposta è facile, perché ovviamente è si. Abbiamo anche oggi il problema di capire come è cambiata la Mafia, perché ovviamente oggi abbiamo una Mafia che agisce in modo diverso rispetto agli anni quando morirono Falcone e Borsellino, giudici antimafia assassinati. Hanno più interessi economici, ovviamente, non mostrano violenza, ma ci sono anche pericoli e non è neanche vero che i mafiosi non uccidono più”.
“Eppure, alcuni giorni fa, alcune persone nella Commissione Parlamentare Antimafia hanno detto - ‘bene, la Mafia non è tanto pericolosa come anni addietro - quindi sospendiamo alcuni dei limiti a cui sono sottoposti i carcerati, (mafiosi), ed altre cose’”.
Cosa sai dirci degli affari della 'Ndrangheta con il Sud-America?
“Negli ultimi anni, soprattutto, giudici come Nicola Gratteri e Giuseppe Lombardo hanno scoperto molti legami affaristici illeciti con i narcos del Sud-America e la 'Ndrangheta che, negli anni ‘90, iniziò la propria scalata, diciamo, al traffico internazionale di droga che prima era nelle mani di Cosa Nostra. Negli anni ‘80, la famiglia di Cosa Nostra, di Contrera e Caruana, trafficavano con il Venezuela e con Pablo Escobar in Colombia. Questo non lo dobbiamo dimenticare”.
La Mafia come Stato parallelo?
“Io credo che sia uno Stato parallelo, o per lo meno possiamo parlare di Stato Mafia. C’è sempre stata connessione tra la Mafia e rappresentanti dello Stato. Ci sono anche delle prove che abbiamo avuto in tutti questi anni. C'è anche connessione con altre organizzazioni criminali”.
“Forse dobbiamo parlare di sistemi criminali, dove sono in contatto l'uno con l'altro. Ed in Italia abbiamo avuto, ad esempio, presidenti del consiglio che erano vincolati con la Mafia”.
“Silvio Berlusconi è dimostrato che pagava alla Mafia. Questo dice la sentenza di condanna di Marcello Dell'Utri che fu il suo braccio destro e che fondò il partito di Forza Italia. Giulio Andreotti, sette volte presidente del Consiglio e primo ministro, della nostra storia italiana, fu salvato dalla prescrizione ma è stato dimostrato che ebbe contatti con mafiosi fino al 1980. Nel parlamento abbiamo avuto moltissima gente condannata per Mafia. Abbiamo avuto ministri, o anche funzionari. C'è gente anche all’interno di altre istituzioni. Dobbiamo collegare tutto”.
I personaggi della massoneria in Uruguay ed in Italia?
“La storia dell'Uruguay e la storia dell'Italia sono connesse. Un uomo-cerniera fu Licio Gelli. Che ebbe vincoli con il Vaticano ed ebbe vincoli con molte cose, in realtà, con la loggia P2”.
“Ed un'altra storia che abbiamo in comune è con i terroristi di estrema destra che andarono in tutti i paesi ed aiutarono le dittature in tutto il Sud-America. Un altro nome è Stefano Delle Chiaie”.
“Sono nomi italiani ed attraversano tutto l'oceano per arrivare fino al Sud-America. Licio Gelli è un personaggio che si scoprì essere a capo della P2 in Italia. Scoprirono anche che alcuni dei nomi vincolati a Licio Gelli, erano dentro la P2, ma non tutti. Molti documenti lo individuano a Montevideo, Uruguay”.
E la struttura di potere intorno alla massoneria?
“C’è stata un’indagine dove i giudici italiani erano impegnati a disarticolare la galassia della P2. La CIA, il servizio segreto degli Stati Uniti di America, fu a Montevideo, tirò fuori tutti i documenti che si trovavano lì e li portarono a casa loro. Fino ad oggi abbiamo documenti, si dice, almeno di oltre mille persone che non sappiamo chi sono, non sappiamo dove sono andate, cosa hanno fatto. E’ probabile che siano persone che facevano parte della politica dell'Italia ed altro, o dell'economia dell'Italia ed altro, perché tutta questa gente, dentro la P2 erano gente dell'economia, gente della politica, gente dei servizi segreti, gente della polizia, gente del giornalismo, c’era tutto questo. Ed il programma politico della P2 era molto ampio ed aveva anche un programma di controllo dell'informazione, ad esempio, o anche dei giudici”.
La riforma della giustizia in Italia?
“Ancora oggi in Italia si sta parlando moltissimo di riforma della giustizia, riformare la giustizia italiana sembra essere la stessa cosa che voleva fare Di Giorgeli e la P2”.
In poche parole, ha espresso Almendras: “Promuovere leggi che favoriscano i delinquenti di colletto bianco, favorire movimenti imprenditoriali, partiti politici inclusi, manipolando perfettamente”.
Rosario di oggi come Palermo di ieri?
“Rosario ad esempio, dove oggi c'è molta violenza in strada, è molto simile a come era in Italia Palermo negli anni ’80, ’81, ’82, ’83, fino al 1990”.
La droga l’affare perfetto?
“Quando abbiamo intervistato Gratteri, pubblico ministero antimafia, ci ha detto che, in Colombia, la 'Ndrangheta, andava e comprava cocaina pura per mille euro che è molto a buon mercato. Sai cosa significa fare mille euro, comprarla e dopo venderla aggiungendo merda?, in questo modo scende il livello della purezza di quella sostanza. Immagina e moltiplica il denaro che hanno”.
I grandi affari della Mafia?
“E cosa possono fare con tutto quel denaro? Cosa fanno con quel denaro? Comprano tutto quello che vogliono”.
“Quando abbiamo intervistato il collaboratore di giustizia, Gaspare Mutolo, uno dei principali trafficanti di eroina negli anni ’70, mi diceva che a Palermo arrivavano molti container di eroina ed anche che qui veniva prodotta perché c’erano i mezzi per produrla, ed avevano un container di denaro. Cosa facevano con quel denaro? Mi ha detto che quando c’era la guerra fredda, del 1989, loro alla fine del 1980, sapevano già che bisognava investire e comprare tutto della Germania dell’Est. E quindi, quanto denaro? Che legami avevano per sapere, molti anni prima del 1989, quando sarebbe caduto il muro da Berlino, per fare questo? Con il denaro, anche Gratteri lo ha detto, la 'Ndrangheta può alterare una democrazia”.
“Perché? Perché possono comprare di tutto ed anche corrompere. E qual’è il problema che abbiamo in questo momento in Italia? Che la corruzione non è nell'agenda politica”.
Il popolo e il suo ruolo nella lotta antimafia?
“C’era una ragazza testimone di giustizia, in contatto con Paolo Borsellino, nel 92. Quella ragazza si chiamava Rita Atria, aveva 17 anni. Cosa successe? Successe che quando morì Paolo Borsellino, anche lei fece una scelta, aveva perso come fosse il suo secondo padre, lei aveva denunciato ogni cosa dei suoi famigliari, lo schifo che facevano nel suo paese, e decise di suicidarsi.
Ma lei cosa diceva? Che per vincere contro la Mafia dobbiamo prima vincere e uccidere la Mafia che abbiamo dentro di noi”.
La figura di associazione mafiosa nella giustizia italiana?
“Non esiste in nessuna parte del mondo, solo in Italia. Questo è un problema internazionale, perché non permette agli Stati di riconoscere il fenomeno. Dobbiamo capire dove sono i mafiosi per il tema dell'estradizione, perché se non c'è paese che riconosce l'associazione mafiosa, io posso essere fuggitivo in qualunque posto. Posso essere latitante, mi faccio il latitante e basta, sono perfetto. Questo è il tema”.
Regime 41 bis?
“Il 41 bis in una parola, è il carcere più duro che esiste in Italia. E non permettere ai mafiosi di parlare o continuare a dare direttive fuori dal carcere. Ma prima era molto più forte, le maglie sono state allentate”.
“Il 41 è bis uno dei temi che i mafiosi misero sulla carta per abolirlo totalmente, perché non volevano questa forma e purtroppo avevamo avuto anche a volte forte violenza dentro il carcere. Quindi questo è un tema difficile”.
“Prima del 1980, primi anni ‘90, il carcere era come il gran hotel, bisognava fare un forte cambiamento. Avevamo avuto gli attentati e questo portò una parte dello Stato a reagire con forza”.
“Forse alcune cose si possono cambiare, ma abolirlo totalmente, come oggi chiede la corte europea, i diritti umani, o come chiedono altri politici dell'Italia, è una pazzia, perché in realtà, mettere in libertà o dare la possibilità di parlare fuori o liberare i mafiosi, è un problema molto grande. Oggi si esce dalla Mafia se sei collaboratore di giustizia o se sei morto. Questo lo dicono i collaboratori di giustizia, non me lo sto inventando io”.
La Mafia infiltrata nella Massoneria?
“Dal 1970, la ‘Ndrangheta ha iniziato ad entrare nella massoneria e a creare un livello segreto della Mafia dall’interno. Lo stesso per Cosa Nostra, e forse anche per la Camorra. Quanto è trascorso?”.
“Io ho intervistato Giuliano Di Bernardo che era il capo del GOI, della massoneria italiana, e disse direttamente che la P2 non è mai finita, è una bugia che è finita”.
Messaggio conclusivo per l'America latina?
“Io credo che si debba abbattere la frontiera e pensare che la storia che abbiamo è la stessa, e sicuramente approfondire quello che è successo, perché se non conosciamo il nostro passato, non possiamo capire il presente e neanche possiamo vedere dove si va. Oggi la lotta contro la mafia, contro il narcotraffico, contro tutto quello che sia, è una lotta per temi sociali”.
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