L’intervento del procuratore capo di Napoli a “Ottoemezzo” su La7
“Vedo una fretta nel fare riforme che servono solo a rallentare i processi, a difendere sempre meno le parti deboli, le parti offese”. È lapidario il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, intervenuto ieri sera al programma “Ottoemezzo” condotto da Lilli Gruber, su La7. “Immagini gli anziani che subiscono truffe online per le quali io non posso fare intercettazioni e le truffe vengono fatte col telefonino - ha spiegato -. Se normativamente non si consente l’utilizzo delle intercettazioni, come faccio a tutelare queste persone che vengono derubate, truffate, raggirate? Questi sono temi pratici che servono a rendere più sicura la gente. Se apriamo il capitolo delle intercettazioni non basta un'ora per dirvi i disastri fatti e cosa accadrà. Perché, ad esempio, non si risponde su cosa si vuole fare per i reati di corruzione, concussione e peculato, visto che sono reati che vengono commessi spesso da persone che stanno gomito a gomito da un lato con certa politica e da un lato con certa mafia?"
È un fiume in piena Gratteri e commenta anche l’abolizione del reato di abuso d’ufficio che definisce “un grande regalo ai raccomandati e un danno per i figli di nessuno”. Il procuratore di Napoli è da poco uscito con un nuovo libro, scritto assieme al professore Antonio Nicaso, intitolato “Una Cosa sola” (ed. Mondadori). Un libro che affonda sui legami tra mafia e classe dirigente. Un rapporto “antico quanto la storia del mondo, sin da quando si fa politica - ha commentato Gratteri -. E noi lo descriviamo nel corso dei secoli, anche e soprattutto partendo dall'unità ad oggi, il potere politico si è servito del potere mafioso e quali vantaggi ha avuto il potere mafioso? Le mafie esistono perché interagiscono col potere e hanno il consenso popolare. Quindi fino a quando le mafie sono utili le mafie esisteranno”.
Un altro argomento affrontato nel corso della trasmissione è stato quello della cybersicurezza. Dopo le ultime vicende che hanno interessato il Paese, con hacker che hanno “bucato” i sistemi di sicurezza di molte procure, Gratteri ha lanciato un allarme: “L’hacker è entrato anche nel mio sito ma non ha trovato niente perché io non ho mai utilizzato la tecnologia del Ministero di Giustizia. Il computer che mi ha dato il Ministero di Giustizia è un soprammobile sulla mia scrivania. Io uso cose che compro io che costano tre volte di più e sul mio telefonino non c'è nessuna app, nessun localizzatore”.
Serve aumentare la sicurezza. E, secondo il procuratore, una delle prime cose da fare è “uscire da Consip(società che funge da centrale acquisti della pubblica amministrazione, ndr) anche nell’acquisto dalle auto blindate perché stiamo comprando macchine straniere che costano magari 3-4 mila euro in meno senza sapere cosa c'è in quelle macchine o cosa ci possono mettere in quelle macchine. Bisogna uscire da Consip, inoltre, per comprare la fibra italiana. Bisogna riaprire la fabbrica che produce la migliore fibra al mondo e si trova in Campania. L’Australia è stata cablata con la fibra comprata qui in Italia e noi stiamo comprando la fibra scadente”. Non solo. “Noi abbiamo comprato le telecamere che avevano un microchip che portava il segnale all'estero - ha aggiunto -. Le nostre telecamere sulla nostra sicurezza. Il sistema informatico italiano è come gli acquedotti: il 45% di acqua si perde. Per far funzionare la sicurezza bisogna cambiare, rifare il cablaggio e comprare tutti i computer nuovi”.
Foto © Imagoeconomica
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