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C’è un altro Stato e noi che crediamo nella democrazia vogliamo scoprire questo altro Stato che condiziona la nostra vita perché abbiamo l'ansia della verità”. Così l’avv. Luigi Li Gotti, avvocato di collaboratori di giustizia di altissimo rilievo come Giovanni BruscaGaspare Mutolo e Francesco Marino Mannoia, intervenuto durante la presentazione del libro “Cinquant’anni di mafia” di Saverio Lodato (ed. Bur-Rizzoli) presentato al Teatro Quirino di Roma lo scorso lunedì 11 novembre. “Io sono convinto che tutta quest'unione delle forze non esiste e che esistono delle forze contrarie che vogliono affrancarsi loro dalla parola mafia dicendo che lo Stato è incontaminato e che coloro che fanno la lotta alla mafia sono soltanto degli invasati che perseguono la carriera di quelli che Sciascia definì i professionisti dell'antimafia - ha continuato -. Cioè, la mafia non c'è. Voi, popolo, dovete convivere con i misteri. Da Portella della Ginestra, al bandito Giuliano, Sindona, Ambrosoli, Pecorelli, Mattei, Calvi. La nostra democrazia poggia su questi misteri. Il nostro è un Paese sotto ricatto. Noi non lo sappiamo, ma è sotto ricatto, perché convive con questi misteri”. Durante la presentazione ha anche commentato l’operato della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Chiara Colosimo. “La commissione parlamentare antimafia che vuole riscrivere la storia dicendo che la giustizia non c'è riuscita e ora la verità la scriviamo noi - ha aggiunto -. E rimane così il sigillo della commissione che potrà dire, perché questo è l'indirizzo, che la trattativa non ci fu, che lo Stato non fu coinvolto e che la strage di via d’Amelio nacque all'interno del palazzo, quindi non ci fu una trattativa”.

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