L’analisi del criminologo esperto di mafie transnazionali che denuncia la fragilità della difesa informatica in Italia
“I crimini informatici sono utilizzati dalle mafie per corrompere e inquinare politica, economia e finanza. Occorrono investimenti economici. Ad una mafia 4.0 non possiamo non contrapporre un’antimafia 4.0”. Lo ha affermato il criminologo Vincenzo Musacchio, intervistato da RaiNews sul tema del legame sempre più stretto tra mafia e cybercrimine, due realtà che stanno progressivamente diventando facce della stessa medaglia. Le mafie moderne, infatti, si orientano sempre più verso nuove tecnologie, riuscendo non solo ad allargare il giro d’affari, ma anche a eludere efficacemente i controlli delle autorità su scala internazionale. In questo contesto, Musacchio ha sottolineato come i crimini informatici rappresentino una sfida tanto per le generazioni future quanto per quelle attuali.
Il mercato nero delle informazioni
Un concetto che non dovrebbe sorprendere più di tanto. Le organizzazioni criminali mostrano da tempo segnali evidenti di una forte evoluzione operativa: la violenza del passato è stata infatti sostituita da un modus operandi più prudente ma altamente remunerativo, identificabile nelle operazioni che oggi vengono perpetrate anche dalla criminalità organizzata nel vasto mondo del cyberspazio. Tra queste, figura anche il mercato nero delle informazioni riservate, rubate da hacker esperti e poi rivendute. “Esiste un mercato nero delle informazioni riservate - ha spiegato Musacchio - dove le stesse sono chieste su commissione o messe in vendita al miglior offerente. Sappiamo benissimo che tra quelli che hanno a disposizione notevoli somme di denaro c’è sicuramente la mafia. Siamo di fronte a nuove forme di corruzione perpetrate spesso senza dazione di denaro. In alcuni casi basta semplicemente la dimostrazione di possesso delle informazioni per ottenere quanto richiesto. Le mafie hanno sempre usato questi mezzi estorsivi. La differenza con il passato - ha ribadito - è che oggi quei comportamenti sono amplificati all’ennesima potenza con l’avvento di Internet”.
Parecchia vulnerabilità e pochi investimenti
Alla criticità rappresentata dall'evoluzione delle nuove mafie si aggiunge la preoccupante vulnerabilità riscontrata di recente nei sistemi informatici italiani. Musacchio stesso li ha definiti sistemi ‘colabrodo’ per la facilità con cui vengono violati. I recenti attacchi con conseguente violazione dei sistemi informatici del Ministero della Giustizia sono una chiara conferma di quanto sta accadendo in Italia: scarsissimi investimenti nella sicurezza informatica a fronte di una crescente capacità criminale da parte di hacker professionisti.
“Sono molto preoccupato - ha sottolineato Musacchio -. Basta considerare l'enorme violazione di dati relativi alla privacy per capire che siamo di fronte a comportamenti al limite dell’eversione, in grado di mettere a rischio le istituzioni democratiche del nostro Paese. Ricordo che in passato sono stati sottratti dati sensibili dalla banca dati della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e di numerose forze di polizia. Siamo ancora nella fase delle indagini preliminari e dovremo attendere per conoscere i responsabili e i capi d'accusa, ma il numero delle violazioni è oggettivamente allarmante”. E aggiunge: “Ritengo occorra al più presto un radicale intervento di messa in sicurezza del nostro patrimonio informatico. Pochi mesi fa un giovanissimo ragazzo ha violato tutte le mail e i sistemi telematici del Ministero della Giustizia. Credo che attualmente nessuna istituzione possa ritenersi al sicuro da questo genere di attacchi da parte di hacker sempre più professionisti e sempre più giovani. Noi al contrario stiamo affidando la nostra cybersicurezza a vecchi ‘bacucchi’ invece che ai giovani sempre più preparati e oserei dire meritevoli”.
Gli hacker sempre più al servizio delle mafie
Mafie sempre più evolute, dunque, capaci non solo di commettere reati di ogni tipo, ma anche di attrarre nuove risorse in grado di introdurre strategie criminali sempre più efficienti. Tra queste risorse ci sono diversi hacker, alcuni dei quali sono considerati tra i più abili al mondo, che, secondo il noto criminologo, avrebbero abbandonato le agenzie governative per cui lavoravano per passare dall'altro lato della barricata: quello criminale. “I cinque hacker più esperti al mondo non lavorano più da tempo per le agenzie statunitensi e russe, ma per i narcos colombiani e messicani. Le nuove mafie oggi hanno al loro servizio gli informatici più competenti al mondo. Chi pensa che le mafie non sappiano gestire le nuove tecnologie, intelligenza artificiale inclusa, o non le conosce o è in malafede”. Le parole di Musacchio trovano conferma nell’uso sempre più frequente delle tecnologie avanzate da parte delle mafie per il riciclaggio di denaro attraverso il mercato delle criptovalute. I narcos messicani, ad esempio, hanno da tempo iniziato a riciclare i proventi della droga attraverso il mercato delle cripto. Non è da meno la ’Ndrangheta, impegnata a mascherare e occultare le proprie transazioni finanziarie illegali sfruttando le nuove tecnologie. Motivo per il quale è necessario affrontare la minaccia della criminalità organizzata digitale sia con maggiori investimenti che con una più ampia cooperazione internazionale. “Collaborando con colleghi ed esperti statunitensi, ho capito che la sicurezza informatica richiede prima di tutto cooperazione e coordinamento tra molteplici attori pubblici, privati e internazionali. Per proteggere la sicurezza nazionale, è fondamentale contrastare efficacemente le minacce che provengono dal web, in particolare quando coinvolgono mafiosi o terroristi. Bisogna esserne consapevoli. A una mafia 4.0 dobbiamo contrapporre almeno un’antimafia 4.0. Per fare questo - ha concluso Musacchio - sono necessari grandi investimenti in risorse umane e tecnologiche, molta formazione per le forze di polizia e la magistratura e un coordinamento tramite una struttura ad hoc, indipendente dalla politica”.
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