Lo sfogo del padre di Lorena, assassinata il 21 marzo 2020, ai microfoni di Maria Grazia Mazzola per TV7
"Già da piccola era la colonna della casa e aveva il suo obiettivo che era la medicina. Mi affido alla Corte di Reggio Calabria, ai giudici popolari, alla presidente che è una donna, mi affido a loro per avere giustizia, per mia figlia e per tutte le donne". Così Vincenzo Quaranta, papà di Lorena, la ventisettenne brutalmente assassinata dal suo fidanzato Antonio De Pace il 21 marzo 2020 nella loro casa a Furci Siculo. Intervistato da Maria Grazia Mazzola per TV7, speciale del Tg1, il papà ripercorre la vicenda giudiziaria che ha portato la Cassazione, dopo 4 anni e mezzo dal femminicidio, a chiedere un nuovo processo per l'infermiere assassino, condannato in primo grado dalla Corte d'Assise d'Appello di Messina all'ergastolo, al fine di considerare tra le attenuanti 'lo stress da Covid'. La Procura generale di Reggio Calabria ha quindi chiesto 24 anni di carcere. La sentenza è attesa per il 28 novembre. "Non era né malato mentale, né c'era alcuno stress. La sera lui usciva: ci sono tutti i WhatsApp, andava a giocare con la Play. La pena è che deve uscire e rifarsi la vita? E la vita che ha tolto? - ha detto il padre della ragazza - La giustizia deve dare una risposta. Voi donne lottate, ma la giustizia si deve fare". Lorena e Antonio convivevano, gli ultimi messaggi trovati sul cellulare della giovane denunciano comportamenti violenti: i pugni al vetro della macchina, "il senso di inferiorità" che lui sentiva, come ricostruisce il padre di Lorena, per essere infermiere e non medico. "Lei lo incoraggiava in tutto - ricorda - ha fatto tutto per lui". La tesi di Lorena "era già pronta" e anche lei come Giulia Cecchettin la laurea la conseguirà da morta. Un parallelismo tra le due storie: uomini che coltivano rancore, che non si sentono all'altezza: "Perché spesso non accettano che le donne abbiano una posizione più avanzata e questo può appartenere a ogni categoria sociale", denuncia il Procuratore della Repubblica di Tivoli, Francesco Menditto, intervistato da Mazzola. Lorena Quaranta è stata strangolata, "lui ha stretto il collo per più di 3-4 minuti con furia ed efferatezza", spiega l'avvocata della famiglia, Cettina La Torre. E poi le ha scagliato una lampada sul volto "fino a spezzarle i denti, mia moglie è svenuta quando siamo entrati nella casa dissequestrata", dice papà Vincenzo. "Sono 90 i femminicidi dall'inizio del 2024 a oggi", ricorda la giornalista, citando anche i recenti fatti della 13enne Aurora buttata giù dal balcone a Piacenza, femminicidio per cui il fidanzato 15enne è in carcere. E ancora Sara Centelleghe, massacrata a colpi di forbice dal vicino, anche lui arrestato. È proprio Menditto a parlare di come nei processi emergano spesso storie di "controlli ossessivi, gelosia, ragazzini che chiedono selfie per verificare dove si trovi la fidanzata. O controllo degli scontrini della spesa. Se una sola volta mette le mani alla gola o dà uno schiaffo è un gravissimo fattore di rischio, soprattutto per le giovani", sottolinea. "Il controllo del cellulare, dire 'non cucini bene', 'non sei una buona madre', che sentiamo spesso nei nostri processi, sono tutti segnali di rischio". Secondo il Procuratore di Tivoli il femminicidio deve diventare un reato ad hoc: "I fenomeni criminali vanno nominati. Abbiamo iniziato a combattere la mafia quando dopo la morte di Pio La Torre è stata nominata con il 416 bis". È sempre il Procuratore Menditto a denunciare che nei processi si assiste spesso a "una tendenza a giustificare l'autore del reato: è stanco, ha lavorato, ha una dipendenza dall'alcol: questo non è un buon governo delle norme del codice di procedura penale". E così l'attenuante per stress da covid rischia ora di derubricare e scontare la condanna dell'infermiere assassino che ha tolto ucciso brutalmente la sua compagna. "Hai tolto qualcosa di bello alla famiglia, alla società, alla Nazione - denuncia Vincenzo Quaranta alla fine dell'intervista di Mazzola per lo speciale 'Uomini o criminali' - la vera pena è l'ergastolo, per Lorena e per tutte le donne. Dove cammina una donna dovete stendere un tappeto rosso, rispettarla, rispettate le donne e i bambini".