Dalla compravendita di un palazzo a Londra alle donazioni sospette: tutte le accuse al cardinale

La corte vaticana, presieduta da Giuseppe Pignatone, ha pubblicato 700 pagine di motivazioni a sostegno della sentenza emessa a dicembre, che illustrano nel dettaglio le accuse e le condanne per peculato e truffa, relative alla gestione di ingenti fondi ecclesiastici destinati a investimenti immobiliari e a donazioni sospette fatte dal cardinale Giovanni Angelo Becciu. Tra i casi citati figura la controversa compravendita di un immobile a Londra, finanziata con fondi della Segreteria di Stato. Il cardinale Becciu è stato condannato a 5 anni e sei mesi di reclusione, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Tuttavia, si è sempre dichiarato innocente, affermando di non aver mai cercato alcun vantaggio personale. Le motivazioni della sentenza, pubblicate dal Vaticano, precisano però che l’assenza di un interesse personale non comporta necessariamente l’innocenza. Secondo l'accusa, Becciu, accusato di peculato e truffa, avrebbe dovuto garantire un’amministrazione “prudente, volta innanzitutto alla conservazione del patrimonio, anche nel tentativo di accrescerlo, valutando attentamente le opportunità di guadagno e i rischi associati, pur se limitati”. In qualità di Sostituto agli Affari Generali della Segreteria di Stato all’epoca dei fatti, Becciu avrebbe avuto l’incarico di gestire i fondi con cautela. Tuttavia, secondo il tribunale, avrebbe preferito operazioni rischiose, come l’acquisto di un immobile a Londra che ha comportato una perdita superiore ai 200 milioni di euro. L’acquisto dell’immobile a Londra rimane uno dei punti più controversi della vicenda, ma altri due aspetti particolarmente delicati hanno caratterizzato il processo. Il primo riguarda l'invio di fondi da parte di Becciu alla cooperativa SPES, gestita da suo fratello in Sardegna; anche in questo caso il tribunale parla di peculato. Il secondo aspetto coinvolge Cecilia Marogna, una collaboratrice assunta da Becciu per negoziare il rilascio di una suora rapita in Mali. La Marogna ha ricevuto ingenti somme di denaro dalla Santa Sede, fondi inizialmente destinati a scopi umanitari, ma che sono stati in parte utilizzati per acquisti personali, come abbigliamento e accessori di lusso. La corte ha rilevato che Becciu non si è mai dissociato dalla Marogna, nemmeno quando è emerso che i fondi a lei destinati non erano stati utilizzati per gli scopi previsti. Il processo - ha ricordato Repubblica - coinvolge anche altre figure, tra cui i finanzieri Raffaele Mincione ed Enrico Crasso, l’avvocato Nicola Squillace, il broker Gianluigi Torzi e l’ufficiale vaticano Fabrizio Tirabassi. Anche l’autorità finanziaria vaticana è stata ritenuta responsabile per non aver segnalato operazioni sospette. In totale, dieci persone sono state coinvolte nel processo, ma solo il segretario di Becciu, don Mauro Carlino, è stato assolto.

Foto © Imagoeconomica

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