Comunicato del Procuratore Luca Tescaroli: “Volontà dei gestori di massimizzare i profitti a qualsiasi costo”
Sono state eseguite a Prato due misure cautelari nei confronti di imprenditori cinesi accusati dalla procura e guardia di finanza, a vario titolo, di sfruttamento di "numerosi operai" - oltre 24 lavoratori sfruttati è la stima nel tempo - in due ditte di confezioni di abiti di moda nella zona dell'ippodromo "di fatto gestiti da due nuclei familiari di origine cinese (inquadrati quali meri dipendenti), che avevano operato precedentemente, in una sorta di continuità aziendale, attraverso altre imprese dislocate nel medesimo immobile, una subentrata all'altra con nuova denominazione e partita Iva, al fine di sottrarsi ai controlli delle istituzioni e ai debiti maturati con l'Erario".Per gli imprenditori è stata eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari, richiesta dalla locale procura e disposta dal gip del tribunale pratese. Per altre due persone, familiari degli imprenditori arrestati, è stato disposto il divieto di dimora a Prato.
La notizia è stata riportata da un comunicato del procuratore della Repubblica di Prato Luca Tescaroli.
Dalle indagini, ha spiegato ancora la Procura, "sono emersi - in danno di almeno 24 extracomunitari (di cui 4 clandestini, irregolari sul territorio dello Stato) occupati in tempi diversi, in prevalenza di nazionalità cinese - evidenti indici di sfruttamento lavorativo, quali turni massacranti fino a 13 ore, con punte di 14 ore, per 7 giorni settimanali, a fronte di stipendi mensili corrisposti in modo irregolare (in contanti e a nero), nessuna garanzia in termini di tutele sindacali ed in tema di malattia, riposi settimanali, tredicesima e ferie”, e “parte dei lavoratori era inoltre alloggiata in dormitori funzionali al sito di produzione, caratterizzati da condizioni igienico-sanitarie carenti e da sovraffollamento".
Dai loro 'diari di lavoro' "in cui veniva annotata la produzione giornaliera e le rispettive paghe corrisposte, la cui disamina ha consentito di ricostruire il prezzo pagato per ogni capo di abbigliamento prodotto, pari a circa 13 centesimi". Secondo gli inquirenti, "è emersa chiaramente la volontà dei gestori di fatto delle ditte in questione di massimizzare il profitto a qualunque costo (sociale, umano, sanitario, previdenziale), obiettivo perseguito anche attraverso l'abbattimento del costo del lavoro, creando una evidente distorsione economico-concorrenziale con le altre aziende del medesimo settore che rispettano le regole e sopportano costi maggiori".
Effettuato anche un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per oltre 184.000 euro legato ai debiti previdenziali. L'inchiesta è partita da un operaio, irregolare in Italia, che ha rotto il muro dell'omertà e ha presentato regolare denuncia.
L'operaio, inoltre, doveva dimorare in un alloggio di fortuna nel sottotetto di un'abitazione-dormitorio.
Fonte: gdf.gov.it
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