Le nuove stime dell’Istat sulle attività illegali sono catastrofiche. Cifre che superano il Pil (+8,4%)
In Italia nel 2022, l’economia “non osservata” ha registrato una crescita significativa, raggiungendo i 201,6 miliardi di euro, con un incremento del 9,6% rispetto all'anno precedente. Un dato catastrofico, riportato dall'Istat, che riflette sia il contributo dell’economia sommersa che quello delle attività illegali. Il dato conferma una crescita continua rispetto al 2021, anno in cui il valore dell’economia non osservata era di 184 miliardi di euro. “L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil, cresciuto a prezzi correnti dell’8,4% rispetto al 2021, si è mantenuta sostanzialmente stabile, portandosi al 10,1%, dal 10,0% del 2021 (0,7 punti percentuali al di sotto del 10,8% osservato nel 2019, anno precedente la pandemia)", fa sapere l’Istat. La crescita dell’economia non osservata è stata trainata dall’andamento del valore aggiunto "generato dalla sotto-dichiarazione, che ha segnato un aumento di 10,4 miliardi di euro (+11,5%) rispetto al 2021. Più contenuto l’incremento del valore aggiunto connesso all’impiego di lavoro irregolare (+3,7 miliardi di euro, pari a +5,6% rispetto al 2021) e dalle attività illegali (+1,2 miliardi di euro, con un incremento del 6,7%). L’aumento di oltre 2 miliardi delle Altre componenti è riconducibile alla crescita del contributo delle mance (che segue l’andamento della spesa per consumi finali) e dei fitti in nero percepiti dalle famiglie". Gli andamenti delle diverse componenti hanno confermato una tendenza di medio periodo alla ricomposizione dell’economia non osservata. In particolare, "si è registrato un progressivo ridimensionamento del contributo del valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare, la cui incidenza sul totale si è ridotta al 34,3% (dal 35,6 nel 2021 e 38,1% nel 2019), mentre il peso della sotto-dichiarazione ha raggiunto il 50,1% (era 49,2% nel 2021 e 45,6% nel 2019). Si è mantenuto pressoché stabile l’impatto dell’economia illegale (9,8% nel 2022 rispetto al 10,1% del 2021) sul totale dell’economia non osservata", prosegue l'istituto di statistica.
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Nel 2022, l'economia sommersa in Italia ha raggiunto un valore di 181,8 miliardi di euro, in crescita di 16,3 miliardi rispetto al 2021, rappresentando il 9,1% del PIL. La sotto-dichiarazione ha contribuito per 100,9 miliardi, mentre l'uso di lavoro irregolare per 69,2 miliardi. Le componenti residuali valgono 11,7 miliardi. L'Istat sottolinea che la diffusione del sommerso è influenzata dal tipo di mercato, non dal prodotto o servizio. Per una migliore comprensione, l'Istat adotta una classificazione settoriale che distingue tra vari comparti produttivi e tipologie di servizi.
I settori con il maggior peso dell'economia sommersa sono stati principalmente gli Altri servizi alle persone, dove il sommerso ha costituito il 30,5% del valore aggiunto del comparto. Seguono il settore del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione con un'incidenza del 18,5%, e il settore delle Costruzioni, con il 17,5%. Questi comparti sono caratterizzati da una significativa presenza di attività non regolarmente dichiarate, che incidono pesantemente sull'economia informale del Paese.
Al contrario, il peso dell'economia sommersa è risultato minore in settori come gli Altri servizi alle imprese, dove l'incidenza è del 5,3%, nella Produzione di beni di investimento (3,7%) e nella Produzione di beni intermedi, che comprende anche comparti energetici e di gestione dei rifiuti, con un'incidenza dell'1,4%.
Nonostante l'incidenza complessiva del sommerso sul valore aggiunto dell'economia sia rimasta stabile rispetto al 2021, con un valore del 10,1%, si sono osservate dinamiche settoriali diverse. Alcuni comparti hanno registrato una diminuzione del peso del sommerso, come l'Agricoltura (-1,0 punti percentuali), le Costruzioni (-0,8 punti), la Produzione di beni alimentari e di consumo (-0,6 punti) e gli Altri servizi alle persone (-0,5 punti). In altri settori, invece, si è verificato un aumento, in particolare nell'Istruzione, sanità e assistenza sociale (+0,5 punti) e nei Servizi professionali (+0,2 punti).
Il sommerso derivante dalla sotto-dichiarazione ha avuto un impatto particolarmente rilevante nei comparti del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione, dove ha rappresentato l'11,2% del valore aggiunto del settore, e negli Altri servizi alle persone e nei Servizi professionali, entrambi con un'incidenza dell'11,1%. Per contro, l'incidenza è stata decisamente più contenuta nei comparti dell'Istruzione, sanità e assistenza sociale (3,3%), nella Produzione di beni di investimento (2,6%) e nella Produzione di beni intermedi (0,5%).
Il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare ha avuto un impatto particolarmente marcato negli Altri servizi alle persone, dove ha raggiunto il 18,9% del valore aggiunto totale, anche per la presenza del lavoro domestico. In Agricoltura, il sommerso legato esclusivamente al lavoro irregolare ha costituito il 15,3% del totale del comparto. Al contrario, l’incidenza del lavoro irregolare è stata molto più contenuta nei settori dell’Industria, con un impatto che varia tra lo 0,9% e il 2,7%, e negli Altri servizi alle imprese, dove il sommerso legato al lavoro irregolare ha inciso per l'1,5%.