L’intervista de Il Sole 24 Ore al direttore della Direzione investigativa antimafia
"La criminalità organizzata non opera in uno spazio fisico per riciclare denaro sporco o investire in attività legali. Non c'è una città, una regione o un Paese che da questo punto di vista è più o meno infiltrato di altri". Così al Sole 24 Ore il generale Michele Carbone, direttore della Direzione investigativa antimafia. "Esistono tanti diversi spazi finanziari, in cui le varie consorterie, siano cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra — aggiunge - raggiungono un accordo di spartizione, inquinando il tessuto socio-economico attraverso imprenditori e professionisti compiacenti". Gli schemi del crimine finanziario, spiega, si sono affinati: "Ci si avvale di professionisti esperti in ambito fiscale-giuridico: non c'è indagine in materia di crimine organizzato dove non si scopra il professionista complice che ha svolto certificazioni o asseverazioni illecite", aggiunge. "Lo ha confermato un'indagine svolta a Roma: ‘Ndrangheta e camorra investivano insieme nella Capitale avvalendosi della criminalità locale e sfruttando l'imprenditoria capitolina. A Roma avevano creato una centrale di riciclaggio. Si tratta di un modello evoluto basato sull'accordo tra organizzazione che, però, non riguarda solo la Capitale", spiega. Nel resto dell'Italia e di altri Paesi europei attraverso iniezioni infinite di denaro sporco, dice ancora, la mafia è riuscita a "sedere in rinomati salotti finanziari e di mercato". Sul fronte italiano, e in particolare sulle grandi opere come quelle per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, è stata costituita una rete preventiva di controlli: "Alla Dia è richiesto di coordinare la sorveglianza degli insediamenti e delle infrastrutture prioritari, attraverso una cooperazione con la Struttura di prevenzione antimafia": la Dia svolgerà sia un controllo preventivo su tutte quelle imprese che vorranno iscriversi all'Anagrafe degli esecutori, sia uno successivo direttamente sui cantieri.
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