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Il 19 settembre scorso era stato il giorno della grande accusatrice al processo per la strage di Piazza della Loggia davanti al tribunale dei minori di Brescia dove è imputato Marco Toffaloni oggi ribattezzato Franco Maria Müller e residente in Svizzera. I pubblici ministeri lo hanno accusato di essere uno degli esecutori materiali della Strage di Brescia avvenuta il 28 maggio 1974 (8 morti e 102 feriti). All'epoca dei fatti Toffaloni era minorenne.
Sul banco dei testimoni - entrando in tribunale dal retro per evitare la stampa - si è seduta Ombretta Giacomazzi, figlia degli allora proprietari di una pizzeria in città frequentata da neofascisti e che aveva avuto una relazione con Silvio Ferrari, esponente di estrema destra morto pochi giorni prima della strage di Piazza della Loggia a bordo della sua Vespa saltata in aria per la presenza sul pianale di esplosivo che il giovane - aveva 21 anni - stava trasportando per andare a collocare per un attentato. Nell'udienza a porte chiuse, Giacomazzi ha confermato le accuse fornite durante le indagini e quindi il coinvolgimento nell'esecuzione materiale della strage di Brescia di Marco Toffaloni e di Roberto Zorzi, oggi cittadino americano, anche lui imputato per strage ma davanti alla Corte d'assise di Brescia. Ombretta Giacomazzi ha parlato per ore partendo dal suo travaglio personale che l'ha portata dopo quasi 50 anni a decidere di svelare alcuni retroscena relativi alla preparazione e alla successiva esecuzione della strage di Piazza della Loggia. Giacomazzi era stata coinvolta nella prima storica inchiesta ed era stata anche in carcere per otto mesi, prima di essere assolta come tutti gli imputati del primo procedimento.

Fonte: Ansa

Foto © ACFB

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