"Viviamo in una dimensione irreversibile, il telefonino è un’estensione della nostra mente. I mafiosi delle nuove generazioni sono diversi da quelli precedenti, che ostentavano anche loro l’appartenenza al clan ma in un altro modo. Molti uomini d’onore, sin dai primi decenni della presenza in Calabria della ‘Ndrangheta, per rendersi riconoscibili si 'annacavano', camminavano dondolando, ostentando una certa arroganza, che traspariva anche dal modo di verstirsi. Il capello tagliato a farfalla era uno di quegli elementi che connotavano l’appartenenza. Oggi si è arrivati all’eccesso dei media, che vengono usati in modo strategico".
Così il professore universitario e criminologo esperto di organizzazioni mafiose Antonio Nicaso in un'intervista a 'ilQuotidianodelsud.it'
Nicaso ha preso come esempio la nota piattaforma Tik Tok: è la "prediletta dalle giovani generazioni di mafiosi e di simpatizzanti delle mafie. La tecnologia è un ambiente da abitare, una dimensione della mente. Il mondo virtuale si intreccia continuamente con quello reale e i social media sono in grado di rideterminare la costituzione dell’identità e delle relazioni" ha detto Nicaso spiegando che "ci hanno detto che Tik Tok è una piattaforma di contenuti, ma i loro filtri sono aggirati tramite parole scritte con uno spelling errato o espressioni dialettali che non vengono decodificate. Noi ci siamo limitati ad ascoltare, ma è stata manifestata l’intenzione di combattere questo utilizzo spregiudicato della piattaforma. Hanno cominciato a creare filtri più rigidi, sono più vigili rispetto al passato. Il fatto che vogliano approfondire l’argomento vuol dire che hanno capito che c’è un problema".
Le mafie, in sintesi, ormai sfruttano la rete per comunicare e reclutare nuovi membri, persino attraverso i social media. I "maestri" di questa strategia sono stati i cartelli messicani, con la loro estetica del potere, della ricchezza e dell’appartenenza: queste narrazioni digitali creano nuove forme di affiliazione, replicando sul web le dinamiche di gruppo, che sono estremamente diverse in base all'organizzazione di appartenenza: "Quando parliamo di mafie - ha detto Nicaso - non dobbiamo immaginare un monolite ma tanti clan che, pur condividendo i codici, aspetti più generali e ontologici, sono diversi tra loro. Non tutte le organizzazioni criminali sono in grado di gestire traffici internazionali di droga, di penetrare nei centri vitali del potere, di evolversi tecnologicamente. Ci sono ancora clan che mantengono in vita vecchie strategie. Fermo restando che anche le organizzazioni criminali che si evolvono mantengono una riserva di violenza, che resta a disposizione e utilizzano solo quando è strettamente necessario perché hanno capito che muoversi sotto traccia è la strategia più efficace. Le organizzazioni criminali non sono create con lo stampino, si inseriscono in un contesto culturale, sociale, economico, non agiscono tutte allo stesso modo".
Fonte: quotidianodelsud.it
Foto © Imagoeconomica
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