Il dramma della mancanza di acqua mette in pericolo le produzioni agricole e il prezzo più alto lo pagano i lavoratori stagionali
L’emergenza idrica in Sicilia non è una novità. La storia ed il tempo ci hanno insegnato che quella della gestione delle risorse idriche è la battaglia più importante che la nostra terra dovrebbe condurre senza sosta: una lezione che evidentemente non abbiamo mai voluto apprendere sino in fondo. Oggi che davvero sembriamo - sotto questo punto di vista - essere giunti ad un punto di non ritorno (causa l’evidente ripercussione su tutto l’ecosistema dell’impatto inquinante dell’opera scellerata dell’uomo) la misura è palesemente colma ed i segnali evidentissimi.
La Sicilia, nel contesto nazionale, è tra le regioni che più sta accusando, in maniera chiaramente prevedibile, la drammatica situazione legata sia alla mancanza di piogge che alle ataviche criticità strutturali della rete idrica isolana.
Effetti devastanti dunque, ai quali si aggiungono decenni di mancati interventi su dighe, reti, invasi: tutto fatiscente.
Nel 2023 veniva già evidenziato, nel report siccità regionale, un dato allarmante: il quarto anno consecutivo in cui la precipitazione media regionale è stata al di sotto della media di lungo periodo, circa 750 mm calcolata su 100 anni di registrazioni pluviometriche.
A pagare il prezzo più alto, in un contesto generalizzato, sono, purtroppo come spesso accade, i lavoratori del settore agricolo. «E’indecoroso e profondamente ingiusto che le lavoratrici e i lavoratori di un settore fondamentale per l’economia siciliana, come l’agricoltura, non ricevano una integrazione al reddito o una qualsiasi forma di aiuto in un momento di crisi come questo- afferma il Segr. Gen. Flai Cgil Sicilia Tonino Russo - chi lavora a tempo determinato nel settore agricolo e non ha raggiunto almeno le 51 giornate lavorative nel corso del precedente anno, non ha diritto alla disoccupazione agri- cola, alla malattia, ai contributi assicurativi per la pensione e questo è un enorme problema, oltre che un grave danno per i lavoratori, in un momento di crisi strutturale come questo». Difficoltà vere, profonde, che concorrono nell’ allontanare i lavoratori dal mondo agricolo, mondo che perde sempre più «fascino», e parallelamente il disagio di tantissimi datori di lavoro che lamentano la cospicua mancanza di manodopera: tutto concatenato.
Nel contesto drammatico in cui si sta consumando questa crisi - dunque non solo ambientale ma che rischia di diventare una vera e propria crisi sociale - i Governi sia nazionale che regionale stanno a guardare, incredibilmente.
Sicuramente la situazione è complessa, le ricadute negative a diverso livello, dalle produzioni agricole alla dimensione occupazionale, sino alla produzione energetica, ma riteniamo urgente l’intervento, anche in maniera «straordinaria», dello Stato centrale e del governo regionale affinchè si possa quantomeno tamponare la crisi e cominciare a pensare ad una nuova progettualità per l’ambiente e la gestione delle acque in questa regione.