Sergio Costa (M5S): “Il carcere per chi esprime il dissenso è liberticida e va contro la Costituzione”
Da sei mesi a due anni di carcere, senza possibilità di commutare la pena in una sanzione pecuniaria. È questa la punizione che rischia chi manifesta bloccando le strade o la circolazione ferroviaria. La misura, voluta dal governo di Giorgia Meloni, ha generato numerose polemiche, dubbi e perplessità. L’articolo 14 del ddl sicurezza, presentato dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, è stato approvato alla Camera e prevede sanzioni per chi “impedisce la libera circolazione su strade ordinarie o ferroviarie, ostruendole con il proprio corpo, se l’atto è compiuto da più persone riunite”. La norma, soprannominata “anti-Gandhi” dalle opposizioni, potrebbe, se approvata anche dal Senato, colpire le forme di protesta pacifica e non violenta, come i blocchi stradali organizzati dagli ambientalisti o dai lavoratori per evidenziare le loro condizioni, o per altre cause di rilevanza sociale.
Le opposizioni hanno reagito duramente. Laura Boldrini, del Partito Democratico, ha parlato di “articolo liberticida”, mentre Angelo Bonelli, dei Verdi, considera la norma una misura che limita gravemente il diritto di dissenso e di protesta, colpendo soprattutto gli eco-attivisti e i lavoratori che utilizzano queste forme di manifestazione per far valere i loro diritti. “Ricordiamo gli operai Whirlpool ed ex Ilva che hanno occupato le strade per i propri diritti di lavoratori. Oggi - ha spiegato Bonelli - la vostra risposta alle crisi sociali è il carcere, e questo è drammatico”. Sergio Costa, vicepresidente M5S della Camera ed ex ministro dell’Ambiente, ha dichiarato: “Il carcere per chi esprime il dissenso è liberticida e va contro la Costituzione. Resistenza significa anche sedersi per terra con le mani alzate. Oppure rimanere fermi, oppure sdraiarsi per terra. Non è resistenza violenta, ma semplice e legittimo rifiuto civico non violento”. E ha aggiunto: “Devono essere garantite tutte le forme di dissenso, purché pacifiche. Stiamo sfociando nella criminalizzazione indiscriminata dell’attivismo e delle legittime forme di protesta, ed è molto, molto grave”.
Quando nel mese di giugno la norma era passata in Commissione - ha ricordato “Il Fatto Quotidiano” - dal centrosinistra si era levato un coro di critiche, tra cui quelle del deputato M5S Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale Antimafia: “Il governo mira a colpire il diritto dei cittadini a manifestare, criminalizza il dissenso pacifico e meramente passivo”. I sostenitori della norma, d’altro canto, la giustificano come una misura necessaria per garantire l’ordine pubblico e la libera circolazione. Tuttavia, la norma “anti-Gandhi” sembra un vero e proprio attacco alle libertà civili, che non tollera le manifestazioni pacifiche di dissenso. Il rischio potrebbe essere quello di esacerbare ulteriormente gli animi e aumentare le tensioni sociali.
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