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“Silenzio assordante”. La denuncia, il giorno prima del ricordo, di una parente di una vittima

Sei anni dopo la tragedia del Ponte Morandi, Genova si prepara a commemorare le 43 vittime del disastro del viadotto Polcevera con una cerimonia solenne. Questa mattina, la città si raccoglierà nella Radura della Memoria, situata sotto l'impalcato del Ponte San Giorgio nel quartiere di Certosa, per ricordare il crollo avvenuto la mattina del 14 agosto 2018, vigilia di Ferragosto. Quel tragico evento, con l'impalcato spezzato divenuto simbolo di un'altra tragedia italiana, continua a lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva.
Questo sesto anniversario vedrà una presenza ridotta di rappresentanti governativi rispetto agli anni precedenti, con la sola partecipazione del viceministro Rixi. La cerimonia arriva in un momento delicato per la Liguria, scossa dalle recenti inchieste che hanno portato alla caduta dei vertici regionali, coinvolti nella gestione dell'emergenza post crollo e nella ricostruzione. In particolare, il Decreto Genova, definito in una serie di Consigli dei Ministri straordinari svolti nel capoluogo ligure, ha segnato la ripartenza della città dopo la tragedia.
E nel frattempo i familiari delle vittime continuano a lottare per ottenere giustizia. Il processo per il crollo del ponte è ancora in corso, con le udienze che riprenderanno a settembre dopo la pausa estiva. La sentenza di primo grado è attesa non prima della metà del 2025, lasciando ancora aperta la ricerca delle responsabilità per il disastro che ha segnato profondamente Genova e l'intera nazione.
Giovanna Donato, ex moglie di Andrea Cerulli, portuale morto nel crollo del Ponte, con una lettera aperta racconta il "maledetto silenzio assordante" che si percepisce attorno a quanto accaduto.
Il 14 agosto, racconta la donna "è lo spartiacque della nostra nuova vita e ogni anno facciamo un bilancio dell'anno trascorso. Un altro anno è trascorso nel silenzio più assoluto come gli anni scorsi mentre a livello nazionale tutto è ormai dimenticato, noi ogni giorno combattiamo con il Comitato (parenti vittime di Ponte Morandi, ndr) tra le udienze in tribunale, un disegno di legge che solo negli ultimi giorni pare abbia preso una forma, il lavoro instancabile per il Memoriale, riunioni, messaggi, discussioni: non si può avere idea in questo silenzio assordante quanto lavoro e rumore abbiamo fatto. Ore, tempo, soldi, testa, notti insonni... tutto questo per non dimenticare, per dare più dignità possibile a 43 anime innocenti dimenticate da tutti".


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Secondo la Donato "dovrebbe essere lutto nazionale il 14 agosto, perché quello che è accaduto riguarda tutti, la sicurezza di ogni cittadino, un sistema omertoso, negligente e avido di cui tutti facciamo parte, un sistema politico dei più forti. E invece il 14, data scomoda per i vacanzieri, per le autorità politiche che si riempiono solo la bocca di frasi fatte sui giornali e tutto finisce li' in quel maledetto silenzio assordante".
"Un silenzio assordante - ripete - che ha assuefatto tutti, portando nell'oblio tutti. Nulla è cambiato sulla sicurezza in Italia e sulle società coinvolte in questa strage! Quindi cosa devo pensare a sei anni dal crollo? Che forse questa politica che perde tempo in patetici teatrini non ha a cuore i propri cittadini? C'è un processo in corso tre giorni alla settimana, tutte le settimane e non esce mai un articolo o un commento a livello nazionale - sottolinea - tutto nascosto in questo maledetto silenzio assordante". E ancora, "Sicurezza, giustizia, ricordo, memoria... democrazia! C'e' un processo in piedi e se c'è un processo vuol dire che qualcuno sarà colpevole, e ricordiamo che le società interessate hanno patteggiato meschinamente per poter continuare a lavorare e a fare utili. C'e' una verità ormai palese, ma questa burocrazia non fa altro e silenziare e annoiare tutti... sicurezza, giustizia, memoria, ricordo". "Domani - oggi per chi legge si evidenzia nella lunga lettera aperta - ci saranno poche autorità, fra qualche anno non ci sarà più nessuno a ricordare. Da una parte meglio, perche' quelle finte strette di mano sono da voltastomaco. Dall'altra parte non è giusto perche' questa è una strage vergognosa di questo Stato. Io non ci sarò, mio figlio non regge ancora tutto questo e devo rispettare i suoi tempi e stare con lui, anche perche' e' passato un altro anno e tante cose personali sono accadute e tutte sempre senza Andrea: traguardi, cambiamenti, difficoltà, scuola, amici, passioni, sport di Cesare. Sono tutti momenti "menomati", perche' manca una parte di lui che e' sepolta li' sotto l'ombra del Ponte Morandi spezzato... Succede che alle volte urliamo per tirare fuori i nostri sentimenti, le nostre paure, la nostra rabbia e per spezzare - conclude - questo maledetto silenzio assordante che ci circonda".

Foto © Imagoeconomica

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