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Il progetto occulto e inquietante del governo fascista in carica

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 28-07-2024.

Tra meno di una settimana, a Bologna, ricorre l'anniversario della strage alla stazione del 2 agosto 1980. Ci furono 85 morti e 200 feriti.
Chissà cosa accadrà. Chissà se questo governo fascista avrà il coraggio di presenziare o andrà “a caccia” di qualche altra pista alternativa da spacciare all'opinione pubblica.
Sì perché il governo in carica (che finge di essere moderato con i nuovi volti di Fratelli d'Italia, della Lega e di Forza Italia, ma che in realtà è di estrema destra) ha un progetto inquietante ed oscuro: riscrivere la storia; cancellare la memoria; occultare e depistare la ricerca della verità sulle stragi terroristiche legate all'eversione nera ed alla mafia.
Questione di “scheletri nell'armadio” o, per usare le parole dell'ex Procuratore generale di Palermo (oggi senatore) Roberto Scarpinato, di “elefante nella stanza”.
Ciascun partito di questo apparente “centrodestra” ha il suo interesse.
La Lega, che fu di Umberto Bossi ed oggi è incentrata sulla figura di Matteo Salvini, non è certamente più quella che urlava solo "Roma ladrona" o che, tramite articoli su “La Padania” apostrofava Silvio Berlusconi come un "mafioso" e un "pregiudicato" con tanto di domande sulla provenienza del patrimonio del Cavaliere e sui suoi contatti mafiosi.
Oggi è una delle forze della maggioranza di Governo. Ha “incassato” l'autonomia differenziata che in alcuni tratti ricorda quel progetto federalista dell'ideologo Gianfranco Miglio, di suddivisione del Paese in tre aree geografiche con caratteristiche di sviluppo omogenee, Nord-Centro e Sud.
Un progetto condiviso anche dalle organizzazioni criminali che nei primi anni Novanta si stavano organizzando creando dei movimenti indipendentisti come Sicilia Libera.
Non è un segreto che proprio Miglio, in un'intervista a “Il Giornale”, arrivò ad affermare che "non tutto era male di quello che ruotava attorno alle mafie. E che quasi quasi era il caso che alcuni aspetti andassero costituzionalizzati”.
Nel 1994, poi, il patto stretto con Silvio Berlusconi che qualche anno fa, quando era ancora in vita, senza fronzoli disse pubblicamente: “Siamo stati noi a far entrare nel governo Lega e fascisti. Li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi".
Ovviamente nel 1994 il riferimento ai fascisti era agli uomini di Alleanza Nazionale.
Al tempo figure come Ignazio La Russa, Daniela Santanchè, Maurizio Gasparri (oggi passato a Forza Italia), erano riunite sotto la guida di Gianfranco Fini.
Con il disfacimento di AN, quasi tutti gli ex missini si sono catapultati in Fratelli d’Italia, la cui leader è Giorgia Meloni, divenuto oggi partito di maggioranza del Paese (alle europee ha ottenuto il 28,8%).


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Giorgia Meloni e Gianfranco Fini © Imagoeconomica


Non è un segreto la storia dei membri di questo partito.
Tutti sanno che al Senato, come Presidente, c'è un “picchiatore fascista” come Ignazio La Russa, che conserva a casa il busto del Duce tramandatogli dal padre e che, nonostante sia la seconda carica dello Stato, ha persino negato che la Costituzione sia antifascista.
Tutti sanno che come Presidente della Commissione antimafia c'è l'onorevole Chiara Colosimo, che frequentava Luigi Ciavardini, responsabile, oltre che della strage di Bologna, anche dell'omicidio del magistrato Mario Amato.
E' noto che tra le figure di riferimento dell'attuale Premier vi sia un "protagonista del neofascismo" come Pino Rauti, fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo e padre di Isabella Rauti, sottosegretario al ministero della difesa.
E' anche noto che in una visione di revisionismo in Parlamento è stato organizzato un convegno dedicato al generale Gianadelio Maletti, capo del reparto controspionaggio del Sid negli anni ‘70, condannato con sentenza definitiva a 18 mesi per favoreggiamento dei responsabili della strage di Piazza Fontana (altra strage neofascista).
Anche attraverso queste iniziative si arriva allo stravolgimento dei fatti.
Quello stesso “piano” che è stato messo in atto per celebrare, con funerali di Stato e lutto nazionale, Silvio Berlusconi, un pregiudicato, “puttaniere”, piduista ed amico dei mafiosi.
E' storia che Berlusconi ha avuto come braccio destro Marcello Dell'Utri, condannato definitivo a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
E' scritto in sentenza che Dell'Utri è stato il garante “decisivo” dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”.
E' storia che ha avuto come stalliere il boss e killer di Porta nuova, Vittorio Mangano.
E' storia che Silvio Berlusconi versava cospicue somme di denaro a Cosa nostra.
Totò Riina, il capo dei capi, intercettato nel carcere Opera di Milano mentre andava a passeggio, aveva affermato: “A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”.
Registrazioni finite agli atti del processo sulla “trattativa Stato-mafia”.
La politica vorrebbe rimuovere questi fatti.
E per farlo ha bisogno delle “schiforme”.


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Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri © Imagoeconomica


Come quelle messe in atto in materia di giustizia dai ministri Marta Cartabia e Carlo Nordio.
Tra le novità più gravi, come denunciato da più addetti ai lavori, la limitazione delle intercettazioni, il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, nonché l’ennesima riforma della prescrizione.
Ma ciò che è più evidente (si veda la separazione delle carriere) è l'idea di eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale con l'intento di subordinare la magistratura alla politica.


Stragi da dimenticare

Con le Procure dipendenti dal ministero della giustizia è ovvio che sarà la politica ad indicare al pm quale inchiesta aprire e quale no.
Già oggi non mancano i “condizionamenti” esterni all'attività degli organi inquirenti e, purtroppo, c'è chi si dimostra debole e cade nel tranello. E' quel che sta accadendo in merito alle indagini sulle stragi degli anni Novanta dove c'è una fortissima spinta della politica per un gioco al ribasso inquietante.
Eccolo il programma occulto, nefasto di questo governo, che in Fratelli d'Italia ha la prima forza politica: occultare e depistare la ricerca della verità sulle stragi che vedono una convergenza di interessi tra mafia, massoneria, imprenditoria ed eversione nera.
Se da una parte gli arresti delle componenti militari delle mafie vengono agitate dal Governo come dimostrazione dell'impegno nel contrasto al malaffare, dall'altra si cerca di fermare e delegittimare tutti quei magistrati che cercano di alzare il livello delle indagini e scavare a 360° su ciò che c'è, e ciò che è stato, oltre la Mafia.
Anche l'arresto di Matteo Messina Denaro (oggi deceduto) è stato in qualche maniera usato per dimostrare che la mafia, in particolare quella stragista, è stata sconfitta.
Ma la realtà è ben diversa.
Portella della Ginestra, Piazza della Loggia, Piazza Fontana, Italicus, Bologna, via dei Georgofili, via Palestro, San Giovanni in Laterano, San Giorgio al Velabro, Capaci, via d'Amelio sono tutte stragi terroristico eversive su cui, ancora oggi, si cerca di dare risposte.
Seguendo la pista dei cosiddetti mandanti esterni, quelle entità tutt'altro che astratte che hanno voluto, chiesto o ordinato quegli efferati delitti, ci sono tracce che mettono in relazione la mafia con l'eversione nera, la massoneria ed i servizi segreti, nazionali ed internazionali, ovvero la Cia.

(CONTINUA)

Realizzazione grafica copertina by Paolo Bassani

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