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Da venditore di bibite a leader del traffico di droga, il boss ha consegnato alle autorità italiane la sua isola a Dubai

Nuova condanna per il boss Raffaele Imperiale: 15 anni e 8 mesi di reclusione e la confisca dell’isola al largo di Dubai. La decisione è stata presa dal giudice dell'udienza preliminare (gup) di Napoli, Maria Luisa Miranda. Imperiale, anche noto come il “boss dei Van Gogh” per aver fatto ritrovare due quadri inestimabili del pittore olandese, rubati nel 2002 dal museo di Amsterdam dedicato al padre dell’espressionismo e nascosti in una villa a Castellammare di Stabia, all’interno di una cavità presente nella cucina, è stato condannato insieme ad altri suoi 19 sodali. Per lui, la Procura di Napoli aveva chiesto una condanna leggermente superiore, mentre il suo braccio destro, Bruno Carbone, è stato condannato a 14 anni di reclusione.


L’ascesa criminale del boss Imperiale

Durante il processo, il noto boss della criminalità organizzata ha ceduto alle autorità italiane l'isola artificiale situata al largo di Dubai, chiamata “Taiwan”. Questo evento ha suscitato particolare interesse mediatico nei suoi confronti. Originario di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, il boss del narcotraffico da giovane si occupava della vendita di bevande nel suo territorio di origine. Successivamente, ha intrapreso una rapida ascesa nella sua carriera criminale, diventando presto il leader indiscusso del traffico di droga internazionale. È riuscito a consolidare diversi contatti sia con i principali cartelli della droga sudamericani che con il clan Di Lauro, a Napoli. Queste collaborazioni hanno permesso al boss Imperiale di agire come intermediario nel traffico di droga, facilitando la gestione delle spedizioni di stupefacenti, in particolare della cocaina, dall’America Latina all’Europa. Ben presto, Imperiale ha costruito un vasto impero finanziario. Nel novembre 2023, Corrado Genovese, ex commercialista di Imperiale, ha permesso allo Stato di recuperare 1,8 milioni di euro investiti in bitcoin. Addirittura, la holding criminale creata da Imperiale, per evitare di essere scoperta durante le varie attività illecite, si era dotata di sofisticate tecnologie di comunicazione criptata che rendevano l'intercettazione telefonica molto più difficile e complicata. All'interno di una delle conversazioni decifrate dall’autorità giudiziaria francese e poi trasmesse in Italia, Imperiale parla di 10 milioni di euro l’anno per i costi di mantenimento della sua organizzazione criminale.


I contatti, la rete criminale e le informazioni rivelate ai pm

Imperiale è stato arrestato a Dubai il 4 agosto 2021 e successivamente è stato estradato in Italia, dove ha già ricevuto altre condanne per traffico internazionale di stupefacenti e associazione mafiosa. Davanti ai pm, il boss di Castellammare di Stabia, ha fatto importanti rivelazioni riguardo alle sue attività e le sue conoscenze criminali. Oltre ai suoi contatti con il clan Di Lauro, Imperiale ha parlato anche dei contatti con le cosche calabresi; utili per il controllo del porto di Gioia Tauro, in Calabria, fondamentale per lo scalo della droga. Inoltre, ha parlato dei tanti quantitativi di droga che spesso venivano spostati in diversi Paesi, tra questi, anche Australia e Ucraina.
Dopo il suo arresto, il boss Imperiale ha fornito diverse informazioni utili per le indagini sulla morte di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore ucciso la sera del 5 settembre 2010 ad Acciaroli con nove colpi di arma da fuoco. Parlando con i pm, Imperiale ha riferito dei rapporti che il suo braccio destro, Bruno Carbone, intratteneva con Pasquale Fucito, “un soggetto di Casoria che comprava 80-100 chili al mese e aveva a libro paga un carabiniere”. Infatti, elementi come lo spaccio di droga, la figura di Pasquale Fucito, che si occupava della vendita di stupefacenti all’interno delle piazze di spaccio presenti a Caivano, e alcuni uomini dell'Arma dei Carabinieri sono finiti al centro delle indagini sulla morte del sindaco pescatore.

Fonte: Ansa

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