“L’amministrazione Trump era furiosa perché Wikileaks aveva rivelato i documenti segreti della Cia sulle armi cibernetiche. E ricordo benissimo il terrore che avevamo di pubblicare quei documenti. Sono stata tra i pochissimi giornalisti che li hanno pubblicati. Quella pubblicazione fece infuriare Mike Pompeo (ex numero uno della Cia, ndr) che da quel momento voleva vendicarsi”. Così Stefania Maurizi, ospite della diretta de ilFattoQuotidiano.it con Peter Gomez e Gianni Rosini, raccontando la storia di Assange e del motivo che ha spinto l’amministrazione Biden a proporgli il patteggiamento in vista delle elezioni presidenziali.
Nei giorni scorsi il fondatore di WikiLeaks ha accettato il patteggiamento ponendo fine a 14 anni di travaglio giudiziario, fatto di indagini e detenzioni. Julian Assange è tornato in Australia da uomo libero. Il patteggiamento per lui era “l’ultima spiaggia” perché “dopo tanti mesi di negoziazione ha capito che mancano pochi mesi prima delle elezioni di novembre”. E quindi il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca avrebbe rappresentato per lui la fine dei giochi.
Come si seppe negli anni grazie a testimoni che ora sono sotto protezione, la Cia diretta da Mike Pompeo “aveva pianificato di uccidere Assange - ha ricordato Maurizi -. Poi hanno deciso di abbandonare queste azioni extragiudiziali e incriminarlo”. Ovviamente, anche l’amministrazione Biden non ha mai visto con simpatia le rivelazioni fatte da WikiLeaks. “L’amministrazione Biden poteva benissimo chiudere il caso lasciando cadere le accuse - ha precisato la giornalista -. Non lo ha fatto mai, perché gli abbienti dell'intelligence Usa non lo avrebbero tollerato. Ora che le elezioni sono alla porta, chiaramente l'amministrazione Biden non voleva trovarsi in un ginepraio senza precedenti. Sa benissimo che in questa situazione andava trovata una soluzione. Ecco perché sono andati verso la direzione del patteggiamento”.
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- Jamil El Sadi