I due esperti di ‘Ndrangheta rispondono alle domande de Il Fatto Quotidiano
“Abbiamo studiato i reati contestati negli ultimi dieci anni alle cinque grandi famiglie di Cosa Nostra a New York: Gambino, Colombo, Lucchese, Genovese e Bonanno. L’unico reato sofisticato è il gioco d’azzardo online, per il resto truffa, estorsione, omicidio, riciclaggio, corruzione. C’è un evidente gap generazionale e operativo, se confrontiamo tutto ciò con quanto emerge da alcuni processi di ’Ndrangheta in Italia: dark web, criptovalute, hacker, centinaia di milioni di euro investiti su piattaforme clandestine di trading. Forse è in atto una sorta di darwinismo criminale che porterà alcune mafie più aperte ai cambiamenti ad avere il sopravvento su quelle tradizionali e meno sensibili alle nuove tecnologie”.
A parlare è il professore Antonio Nicaso, saggista esperto di ‘Ndrangheta, intervistato da Il Fatto Quotidiano assieme al procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, con il quale ha scritto più di venti libri.
Recentemente, i due hanno presentato alla Camera il rapporto “Cyber organized crime. Le mafie nel Cyberspazio” della Fondazione Magna Grecia, in collaborazione con la Commissione antimafia. Durante l'evento, Gratteri ha lanciato dure critiche alle attuali politiche di contrasto alle mafie, evidenziando come la ‘Ndrangheta sfrutti il dark web per operazioni su larga scala, come l'acquisto di tonnellate di cocaina, mentre la risposta istituzionale appare insufficiente e arretrata.
Il Nuovo DDL Cybersicurezza
Le manovre del Governo Meloni in tema di cybersicurezza non sono sufficienti per il procuratore. Anche se introduce alcuni aspetti positivi come l'aumento delle pene e la definizione di nuove figure giuridiche, presenta “numerose lacune”, soprattutto in termini di risorse. Gratteri ha sottolineato la mancanza di strumenti per controllare gli accessi ai sistemi informatici, eccezion fatta per i magistrati, che saranno soggetti a ispezioni ministeriali anche durante le indagini. Questo potrebbe rappresentare un serio rischio di controllo della politica sull’esercizio dell'autorità giudiziaria.
Nel loro libro “Il Grifone” (ed. Mondadori) Gratteri e Nicaso analizzano le mafie ibride, “ma non pensavamo di fotografare qualcosa già ben oltre le nostre intuizioni”, ha spiegato il professore. “Oggi uno smartphone è più potente del computer usato per l’allunaggio - ha sottolineato Gratteri -. Le mafie non sono delle monadi estranee alla società, si nutrono delle dinamiche sociali e si adeguano ai cambiamenti, forse più velocemente di tutti noi, se si pensa che in alcuni Paesi si indaga su start-up finanziate da gruppi criminali per esplorare l’IA”.
La corsa delle mafie nel cyberspazio
L'Avanzamento delle mafie nel cyberspazio è inesorabile. La ‘Ndrangheta, in particolare, si sta rapidamente adattando alle nuove tecnologie, sfruttando Internet e i social media per espandere il suo raggio d'azione. Tuttavia, spiegano Gratteri e Nicaso, “l’Italia è ancora indietro nell'adozione di strumenti tecnologici avanzati, come quelli utilizzati da altre polizie europee per penetrare i sistemi di comunicazione criptata”. Secondo il procuratore, “manca un forte intervento governativo per colmare questo gap, nonché un numero adeguato di investigatori specializzati e competenti in ambito informatico”.
Questa corsa al cyberspazio porta con sé un cambiamento delle dinamiche interne delle organizzazioni mafiose. Le mafie, cambiando pelle, integrano figure professionali come hacker e drug designer nel loro "capitale sociale". La ‘Ndrangheta, ad esempio, “utilizza pirati informatici per drenare fondi necessari all'acquisto di droghe e armi, mentre i nerd vengono impiegati per reinvestire i capitali illeciti”, ha spiegato Gratteri. Da qui nasce la necessità di integrare nuove categorie concettuali per comprendere la sovrapposizione tra reati informatici e tradizionali attività mafiose. “La sfida è resa ancora più complessa dalla difficoltà di provare questi reati, che spesso comportano pene più blande”, ha aggiunto il procuratore.
Tra riciclaggio, cybercrime e corruzione un filo unico
Il cybercrime e la criminalità organizzata non sono più mondi separati. Oggi, le mafie possono utilizzare il dark web per acquisire ulteriori ricchezze e potere, influenzando processi corruttivi. Gratteri e Nicaso hanno sottolineano “la necessità di esplorare scenari in cui il cybercrime consente alle mafie di aggiudicarsi appalti senza ricorrere a metodi corruttivi tradizionali, sfruttando la vulnerabilità dei sistemi informatici”.
Per fare ciò, è necessario colmare le lacune del Legislatore. Gratteri, infatti, critica il Governo per non aver adottato le modifiche normative necessarie per contrastare efficacemente le mafie. Per lui “il ritorno ai pedinamenti”, proposto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, “rappresenta un passo indietro rispetto alle intercettazioni, strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata”.
Nicaso e Gratteri, infine, evidenziano come la sfida interessi anche la magistratura che d’ora in avanti si troverà sempre più a fare i contri con le mafie ibride. “È necessario migliorare competenze e strumenti investigativi - hanno sottolineato -. Attualmente, strumenti essenziali come le intercettazioni e il sequestro diretto di dispositivi elettronici sono messi in discussione, rendendo sempre più difficile indagare su reati legati alla corruzione e alla criminalità organizzata”.
Foto © Imagoeconomica
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