La Sicilia è terra che resiste, da sempre: una resistenza alla soffocante oppressione della criminalità, una resistenza a quell’intreccio politico-affaristico-mafioso che ne ostacola un giusto e democratico sviluppo rispetto al resto del Paese. E proprio dalla Sicilia, per celebrare gli 80 anni di fondazione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, istituita il 6 giugno 1944 dal Comitato di Liberazione Nazionale, a Roma in Campidoglio, è stata invitata una giovanissima siciliana: Claudia Cammarata (in foto), responsabile del circolo ANPI di Caltanissetta, circolo intitolato a Gino Cortese.
Luigi “Gino” Cortese, di Caltanissetta appunto, fu un comandante partigiano, commissario “Ilio” della 47sima Brigata Garibaldi.
Claudia, onorata per questo invito che ha accolto con grande senso di responsabilità, ha deciso, per l’occasione, di scrivere una lettera all’ANPI che nel corso della cerimonia del 6 giugno ha letto in Campidoglio, e chi vi proponiamo.
Cara ANPI,
in questo giorno così importante, in cui sono stata invitata a celebrarti qui, nel luogo in cui ottant’anni fa sei nata, ho scelto di scriverti questa lettera.
Una lettera per onorare il mio impegno insieme a te e l’impegno di tanti e tante giovani che ancora oggi proseguono il cammino della resistenza nelle istanze che li vedono protagonisti nel loro, nel nostro tempo.
Ad unirci, nella tua casa dalle fondamenta forti e sicure, quell’alleanza di valori che spiega le sue ali nell’antifascismo e nella nostra Costituzione che da esso è nata.
Ad unirci l’alleanza tra le generazioni, dobbiamo ammetterlo, non sempre facile ma certamente necessaria per consolidare il ponte tra passato e futuro: essere ANPI insieme significa attraversare quel ponte - che altro non è che il presente - con il confronto, l’ascolto e il nutrimento reciproco.
Essere ANPI insieme vuol dire creare nuovi e stimolanti spazi di dialogo e di partecipazione: in questa prospettiva il nostro assetto unitario, intergenerazionale e plurale rappresenta un punto di forza importante e necessario per ripercorrere la Storia, per trovare in essa la comprensione del presente e la proposta per definire la trama del progresso.
Il nostro impegno insieme è iniziato dieci anni fa in quel territorio di estrema periferia – la provincia di Caltanissetta - che ancora oggi fatica a ritrovare nella sua Storia e nella sua Memoria un bene comune da vivere e da far rivivere.
Tre anni fa costituisco la prima sezione cittadina di Caltanissetta dedicata al partigiano nisseno Gino Cortese, il commissario 'Ilio'.
In questi anni sono stati fatti moltissimi passi avanti.
Abbiamo percorso strade importanti ed inesplorate verso la riaffermazione del valore sociale della Memoria con la costruzione faticosa ma entusiasmante di una comunità attorno ad essa: abbiamo incontrato tante studentesse e tanti studenti, abbiamo raccontato loro quanto significativa sia stata la partecipazione di uomini e donne meridionali nella lotta di Liberazione.
Abbiamo provato a decostruire l’immaginario di un Meridione spettatore, immobile, poco incisivo nelle grandi questioni nazionali.
È la nostra grande sfida: essere speleologi della storia e delle storie che lo scorrere del tempo ha relegato – quando è andata bene – alla sola e sbiadita memoria familiare.
Rafforzare l’intreccio di quel filo rosso che unisce la Resistenza ad altri grandi movimenti di massa siciliani: i fasci dei lavoratori, la lotta per la terra contro i potentati mafiosi del latifondo per la conquista della riforma agraria, le rivolte degli zolfatari, il movimento antimafia che ha visto tra i suoi protagonisti uomini come il sindacalista Placido Rizzotto e il magistrato Gaetano Costa, entrambi partigiani durante la lotta di Liberazione.
Antifascismo e antimafia sociale non possono rappresentare campi di discussione e di partecipazione isolati, non soltanto in Sicilia: sono lotta contro l’oppressione, contro le ingiustizie e le disuguaglianze.
Allo stesso modo dall’antifascismo non possono prescindere i grandi temi dell’attualità che vedono impegnati i giovani e le giovani del nostro Paese: il rifiuto della guerra, le battaglie per il futuro del nostro pianeta, il diritto allo studio e quello per la dignità del lavoro. Le disuguaglianze di genere che ancora oggi, nonostante le innumerevoli battaglie, causano atti di violenza e di sopraffazione nei confronti delle donne.
Questi e molti altri temi sono emersi con forza nel corso della prima Assemblea nazionale dei giovani dirigenti ANPI, tenutasi lo scorso dicembre a Riccione: sono stati momenti preziosi di dibattito e di confronto tra realtà ed esperienze molto diverse eppure così vicine nelle aspirazioni e nei valori.
Guardare ai bisogni dei giovani senza tener conto delle aspirazioni significa, per il nostro Paese – oggi – perdere di vista una risorsa importante: la passione che anima le nuove generazioni, l’urgenza di raccontarsi attraverso nuovi linguaggi e nuovi spazi di partecipazione.
In una società che cambia velocemente, che elargisce stimoli ed informazioni di ogni natura, dissemina fake news, in cui lo spazio per la vita comunitaria sembra restringersi inesorabilmente in favore dell’individualismo, del merito, del successo e della competizione, tante giovani e tanti giovani sentono l’urgenza di incidere attraverso la politica, di ritrovare in essa la fiducia, di rappresentare ed essere rappresentati.
Il bisogno e prima ancora l’aspirazione di essere protagoniste e protagonisti del proprio tempo ci chiama in causa come cittadine e cittadini il cui futuro più che una sfida deve rappresentare un diritto.
Il diritto a realizzarsi scegliendo di farlo nella propria terra d’origine, il diritto di trovare la propria strada altrove per scelta non per necessità.
Il diritto di sbagliare.
Il diritto di non essere sovrastati dalla paura del fallimento.
Il diritto all’emotività e alla sensibilità.
Il diritto di esserci con la nostra voce, le nostre insicurezze, le nostre certezze, le nostre visioni.
Cara ANPI, quello che oggi viviamo è un tempo che va veloce, che ci chiede di essere forti e performanti.
Ovunque in Italia rappresenti ancora oggi uno spazio di partecipazione e discussione che ci da la possibilità di procedere verso il futuro con la luce accesa sulla Memoria che continueremo a coltivare e a difendere.
L’esempio delle donne e degli uomini della Resistenza può e deve rappresentare per le nuove generazioni l’impulso ad impegnarci, oggi, per una società, per un Paese e un mondo giusto e solidale.
Ho portato qui con me, oggi, le vite partigiane che ho – in diversi modi – incontrato in questi anni e tutte quelle che non ho ancora conosciuto: storie di donne e di uomini, di ragazze e ragazzi che hanno scelto da che parte stare.
Il mio augurio per te e per tutte e tutti coloro che ti abitano lo esprimo con le parole del poeta Mahmoud Darwish:
“Mentre pensi agli altri,
quelli lontani,
pensa a te stesso e dì:
magari fossi una candela in mezzo al buio”
Buon compleanno, ANPI.
La Resistenza continua.
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