"La discriminazione, quando non è frutto di distrazione comunque colpevole, è determinata da volontà precise di chi organizza queste 'onorificenze'. Chiunque sia l’autore dovrebbe vergognarsi di dimenticare i colleghi di Antonio (mio fratello si rivolta nella tomba) Rocco e Vito. Bisogna smetterla con questa modalità di tracciare la storia. Si inizia con le associazioni 'ad personam' dei familiari, poi con i 'cartelli monchi' e si arriva alle onorificenze 'chirurgiche'". Sono parole dure quelle espresse da Brizio Montinaro, fratello di Antonio Montinaro, ucciso nell'Attentatuni di Capaci assieme a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
A scatenare la considerazione sono stati due episodi.
Il primo è avvenuto il 2 maggio scorso quando a Pistoia è stato intitolato il “Giardino di Capaci ad Antonio Montinaro e agli altri agenti della scorta”.
Quel termine, "altri”, senza alcun nome e cognome, aveva già suscitato l'indignazione non solo da parte dei familiari di Rocco Dicillo e Vito Schifani, ma anche da parte dei sopravvissuti del 23 maggio e i veterani del reparto scorte di Palermo.
Una lettera è stata scritta al primo cittadino Alessandro Tomasi, sia dall’associazione “Le Agende rosse Liguria” che da Angelo Corbo, agente di scorta che il 23 maggio sopravvisse all'attentato assieme a Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. Risultato ottenuto è l'impegno di "integrare la targa" al più presto, anche se al momento non ci sono tempi certi.
Il secondo episodio è proprio dei giorni scorsi, in occasione del 78esimo anniversario della proclamazione della Repubblica.
A Palermo, nell'occasione, sono state assegnate diverse onorificenze. Una di queste, in quanto vittima del terrorismo, è stata data "alla memoria dell'agente scelto di polizia Antonio Montinaro".
Ancora una volta senza tener conto degli altri "angeli custodi" del giudice Falcone che con lui persero la vita.
Così è montata ancora una volta la polemica. Dalla pagina Facebook “REPARTO SCORTE PALERMO” è stata persino avviata una raccolta firme di adesione alla petizione “E LORO?” diretta al Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Una missiva in cui si chiede al Presidente della Repubblica di intervenire presso le competenti Istituzioni affinché sia adeguatamente ricordato e riconosciuto anche il sacrificio di Rocco e Vito.
"Abbiamo assistito al conferimento delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica assegnate a Palermo in occasione della ricorrenza della Festa della Repubblica - scrivono - E’ stato un vero dolore apprendere che per tale significativo riconoscimento sia stato preso in considerazione il solo sacrificio dell’agente di Polizia Antonio Montinaro e non anche quello dei suoi due compagni di sventura Rocco Dicillo e Vito Schifani. Una inaccettabile dimenticanza, ammesso che di questo si tratti, che non può che connotarsi come un vero e proprio oltraggio alle citate altre due vittime della Strage di Capaci, alle loro rispettive famiglie, nonché ai componenti dell’allora Reparto Scorte della Questura di Palermo. Molti di loro, in queste ore, stanno esprimendo in vari modi la loro profonda indignazione per quanto accaduto". "Signor Presidente - conclude la missiva - con la presente siamo certi di sollecitare la sua riconosciuta sensibilità affinché da parte delle Istituzioni competenti siano assunte tutte le possibili iniziative volte a valorizzare anche l’azione e il ricordo di Rocco e Vito. Con profonda stima".
A sottoscriverla sono diversi agenti del Reparto Scorte di Palermo, anche in quiescenza, membri della società civile e familiari vittime di mafia.
La speranza è che arrivi presto una risposta. Perché la memoria su mafia e terrorismo non può essere monca.
Per aderire alla petizione si può entrare nel post dedicato pubblicato sulla pagina FB “Reparto Scorte Palermo”: facebook.com/groups/39234319379
© Emanuele Di Stefano