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La Procura generale di Palermo ha chiesto oggi, al termine della requisitoria del sostituto procuratore generale Sergio Barbiera, la condanna all'ergastolo per i tre coimputati, Domenico Romano, il figlio Giovanni Battista e il fratello Matteo. Sono tutti accusati dell'omicidio di Emanuele Burgio (figlio del boss Filippo, coinvolto anche lui nel blitz 'Vento'), ucciso nel popolare quartiere mercato della Vucciria, il 31 maggio del 2021.
Gli imputati erano legati a Borgo Vecchio ed avevano anche attentato alla vita del figlio di Giuseppe Incontrera, Salvatore, freddato in estate del 2022.
Sempre oggi la Corte d'Assise d'appello, presieduta da Angelo Pellino, a latere Pietro Pellegrino, ha rigettato le richieste di riapertura dell'istruttoria dibattimentale, finalizzate all'audizione dei collaboratori di giustizia Puccio e Ferrante, ammettendo solo la produzione di ordinanze e sentenze, nell'ambito delle quali è stata riconosciuta ai due pentiti la diminuente per la collaborazione.
Il processo è stato rinviato al prossimo primo luglio per l'arringa difensiva degli avvocati Giovanni Castronovo, Enzo Giambruno e Raffaele Bonsignore. Nel giugno del 2023 la prima sezione della corte d'assise di Palermo aveva condannato a 18 anni ciascuno Giovan Battista e Matteo Romano, zio e nipote, assolvendo il terzo imputato, Domenico Romano. Caduta la premeditazione, i giudici avevano ritenuto di poter concedere lo sconto di pena di un terzo previsto per il rito abbreviato. Il delitto avvenuto in via dei Cassari, così, secondo la tesi dei giudici, fu estemporaneo e non condizionato dall'appartenenza di vittima e assassini a un contesto familiare di alta mafia: sebbene i due gruppi fossero interessati entrambi a traffici di droga, l'omicidio fu legato a una banale lite per questioni di incidenti stradali. Domenico Romano, fratello di Matteo e padre di Giovan Battista, dopo la sentenza di primo grado, erano stati subito rimessi in libertà.

Foto © Imagoeconomica

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