Piergiorgio Morosini: "Con due Csm svilito protagonismo istituzionale dell'organo"
“La riforma effettivamente ha il sapore di una rivincita sulla magistratura che nulla aggiunge in termini di garanzie e di giusto processo"; non "accelera i processi e non è in sintonia con documenti europei che auspicano l’intercambiabilità delle funzioni (v. Carta di Roma del 17.12.2014 destinata al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa). In ogni caso, la vera posta in gioco è il Csm. La previsione di due Csm, oggettivamente, svilisce il peso e il protagonismo istituzionale dell’organo di governo autonomo dei magistrati, creato dai padri costituenti per proteggerli da condizionamenti interni ed esterni. Insomma, i riformatori mirano a ridimensionare il ruolo indipendente della magistratura, rispetto agli altri organi costituzionali".
Sono state queste le parole del presidente del tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini in un intervista rilasciata al 'Fatto Quotidiano'' in merito alla riforma dell'ordinamento giudiziario approvata ieri in Consiglio dei Ministri.
Morosini ha parlato di "pericolo concreto" sulla "separazione 'istituzionale" dei pubblici ministeri dai magistrati giudicanti, anche per via della previsione di un 'Csm dedicato', dà vita a un corpo separato di funzionari pubblici numericamente ridotto (non oltre le 2.500 unità), altamente specializzato, con ampie garanzie di status, addetto all’esercizio della azione penale e alla direzione della polizia giudiziaria.
"Tale corpo di magistrati non farebbe "più parte della giurisdizione" e risponderà solo a se stesso. Un simile assetto, più che costituire un argine agli 'eccessi di controllo penale', sembra piuttosto alimentare certe tendenze. Si tratterebbe del potere dello Stato più forte che si sia mai avuto in un ordinamento costituzionale dell’epoca contemporanea. E la politica non credo proprio sia disposta ad accettare tutto questo per tanto tempo".
Altro tema toccato nel corso dell'intervista ha riguardato la presunta lotta al sistema correntista adottata dalla politica dopo lo scoppio dello scandalo Palamara. La maggioranza di governo ha pensato di poter risolvere il problema aumentando la componente laica del Csm fino alla metà dei componenti totali del Csm e di applicare il 'sorteggio secco' per la elezione della componente togata.
Il giudizio di Morosini è stato netto: "Credo che con la scusa della lotta al correntismo, si voglia sminuire l’importanza della componente togata a favore della componente laica. Infatti, mentre per i laici il sorteggio avviene su una base di candidati (professori e avvocati) scelti dalla maggioranza parlamentare, la componente togata è affidata completamente al caso. In altri termini, si vuole plasticamente sancire l’incapacità dei magistrati di autodeterminarsi e di scegliersi i propri rappresentati. E tutto questo, peraltro, può suonare come una sorta di delegittimazione di una intera categoria, composta nella stragrande maggioranza da professionisti lontani anni luce dagli scandali emersi negli ultimi anni. Contro la deriva delle correnti potevano adottarsi altre soluzioni. Prevedere una composizione togata che si connota per il pluralismo professionale. Avere una specifica rappresentanza dei giudici del lavoro, del minorile, dell’immigrazione e dell’impresa significa adottare decisioni più consapevoli ed efficaci in tema di valutazioni di professionalità, organizzazione degli uffici, scelte della dirigenza. E tutto questo è a garanzia dei fruitori del 'servizio giustizia'", ha detto.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Foto © Imagoeconomica
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