Intercettazioni fondamentali: ricostruite le dinamiche delle cosche
Sono 12 le persone arrestate oggi dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con l'ausilio dello Squadrone Eliportato "Cacciatori" Calabria, per i reati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e armi a conclusione delle indagini coordinate dalla Procura di Reggio Calabria diretta da Giovanni Bombardieri, nell'ambito dell'operazione denominata "Arangea", avviata nel 2019. Fondamentali gli strumenti di intercettazioni che hanno permesso di ricostruire le dinamiche interne alle 'locali' di 'Ndrangheta: gli inquirenti hanno scoperto che i clan si stavano riorganizzando. Demetrio Palumbo, uno degli arrestati, fanno sapere gli inquirenti, intendeva operare tale riorganizzazione in seno al locale di Arangea coinvolgendo Sebastiano Praticò, già condannato in via definitiva proprio nel processo "Crimine". Palumbo, scarcerato dopo 30 anni di reclusione per fatti legati alla guerra di 'Ndrangheta esplosa a Reggio Calabria dal 1985 al 1991, per gli inquirenti, è l'elemento catalizzatore del gruppo degli arrestati di oggi, molto vicino alla cosca di Croce Valanidi capeggiata dai Latella-Ficara. Gli altri membri del clan, invece, si dedicavano al controllo del territorio e all'estorsione. Le investigazioni hanno inoltre messo in luce i progetti imprenditoriali dell’associazione nel settore agrumario, in particolar modo in quello dei bergamotti dove erano attive due società, intestate a prestanomi ma riconducibili a un associato, che espandevano i loro interessi commerciali utilizzando in taluni casi quei metodi che sono peculiari delle articolazioni di 'Ndrangheta. Le due società sono state sottoposte a sequestro preventivo.
Sospetto di fuga di notizie
Emerge una possibile fuga di notizie durante l'indagine "Arangea". Nel corso della conferenza stampa tenutasi al Comando Provinciale dei Carabinieri da Bombardieri, dall'aggiunto Walter Ignazitto, dal comandante provinciale Cesario Totaro, e dal comandante del reparto operativo Valerio Palmieri, dalle intercettazioni dei commenti degli indagati, viene fuori la cautela degli stessi poiché "presunte notizie da fonti di polizia" a loro pervenute segnalavano un'attività investigativa in corso a loro carico. "Sono stati fatti tutti i controlli del caso - hanno precisato magistrati e investigatori dell'Arma - in sinergia con gli altri corpi di polizia, ma non sono state individuate responsabilità circa presunte segnalazioni agli arrestati dall'interno delle forze dell'ordine".
"L'inchiesta - ha detto il procuratore Bombardieri - è frutto di azioni investigative tipiche, di intercettazioni ambientali e strumentali, incroci di relazioni informative e delle denunce presentate da parte di operatori finiti nel mirino della cosca". "Gli indagati - ha detto Giovanni Bombardieri - imponevano il loro controllo a tappeto sul territorio, con la richiesta di assunzioni nel settore della grande distribuzione alimentare, tangenti su appalti pubblici, forniture obbligate a operatori di loro indicazione, come nel caso di un esercente che si riforniva da un grossista di un altro quartiere della città, a cui viene imposto di rifornirsi da un loro grossista di riferimento". L'indagine, inoltre, evidenzia antiche frizioni tra le cosche del Valanidi e di Arangea, da una parte, con le "concorrenti" e confinati, 'ndrine di Pellaro, capeggiate dai Barreca, i cui interessi criminali sono convenzionalmente tracciati geograficamente dal ponte sul Torrente Valanidi, scelto come confine simbolico che separa i territori di influenza e gli interessi criminali dei due clan.
"Abbiamo verificato - ha detto l'aggiunto Ignazitto - tentativi di 'sconfinamento' dei due gruppi territorialmente vicini, a cui hanno fatto seguito discussioni e chiarimenti per evitare probabili conflitti. Il quadro indiziario - ha proseguito Ignazitto - per altro, offre uno spaccato di una realtà inquietante che pensavamo chiusa almeno 30 anni fa, con la ripresa dei riti di affiliazione, incontri per l'attribuzione delle cariche di vertice, come il capo contabile e il capo società, riti iniziatici che molti collaboratori di giustizia consideravano ormai un retaggio del passato".
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