L'ex magistrato intervistato dal Fatto Quotidiano
"Si sta concretizzando un’abile manovra che parte da lontano e punta a creare nella gente un clima di sfiducia nella giustizia. Non si perde occasione per attaccare la magistratura. Anche in questi giorni leggo molte dichiarazioni di sostegno all’ultimo indagato eccellente, Mario Mori. Attacchi che arrivano pure da parte di gente che non sa nulla sulle indagini in corso. Ignorano completamente quali possano essere gli elementi che hanno indotto i colleghi a procedere in un certo modo. Eppure li attaccano, sempre".
E' questa la considerazione dell'ex magistrato Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, moglie di Giovanni Falcone uccisa a Capaci trentadue anni fa.
Intervistato da Il Fatto Quotidiano Morvillo, che oggi sarà presente al Centro Studi Paolo Borsellino per ricordare proprio la sorella e tutte le altre vittime de "l'Attentatuni", sottolinea come "ogni volta che vengono fuori elementi investigativi su un personaggio di pubblico interesse ecco che scattano subito le accuse alla magistratura". Una reazione costante che a suo parere "non giova alla democrazia di questo Paese".
Rispondendo alle domande di Giuseppe Pipitone è tornato a denunciare la presenza alle commemorazioni di Capaci di “personaggi” che propagandavano “la convivenza politico-sociale con ambienti mafiosi”.
Secondo Morvillo il problema è l'indifferenza e in città si "continua a vivere in questo clima di favori e aiutini legati alla potenza di una classe politico mafiosa che esiste da sempre" e "il messaggio che si lancia è quello di una pacifica convivenza con la mafia".
Non solo. "Quando qualcuno dei potenti finisce indagato scattano le solite considerazioni: ma poverino, ha pagato solo lui, ha scontato la sua pena. A Palermo se si parla di violenza di strada la gente è pronta, anche giustamente, a scendere in piazza. Ma se si parla di qualcuno scoperto a fare affari con la mafia scatta il pietismo, dicono: ma non è vero, chissà come è andata… Eppure se la Sicilia si trova in queste disastrose condizioni economiche e sociali è a causa della presenza della mafia. La storia di questa terra dovrebbe suggerire a tutti di essere rigorosissimi sul tema della lotta a Cosa nostra. E invece nell’antimafia d’intransigente non c’è nulla, salvo qualche eccezione che merita il massimo rispetto".
Foto © Davide de Bari
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