L’intervento del giornalista e conduttore di Report a Casa Professa (Palermo)
“Noi viviamo quella che viene considerata la culla della società in Europa, che ha visto morire cinque giornalisti negli ultimi anni”; “giornalisti che non avevano risparmiato di indagare sul potere, sul rapporto con la criminalità organizzata, con la corruzione. Ebbene, a distanza di anni, non sono ancora stati trovati i responsabili, i mandanti di questi omicidi. In Italia abbiamo 250 giornalisti che vivono sotto tutela per il lavoro che fanno; ventidue sono sotto scorta, abbiamo il record mondiale, e non è una battuta, di politici che querelano i giornalisti”.
Sono state queste le parole del giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci intervenuto ieri nell’atrio della biblioteca Casa Professa a Palermo; luogo celeberrimo e conosciuto soprattutto per essere stata la sede in cui il giudice Paolo Borsellino pronunciò il suo ultimo discorso.
Ranucci ha presentato il suo ultimo libro “La Scelta” introdotto da Angela Fundarò, Presidente dell'Inner Wheel Palermo Normanna e del Pool Antiviolenza e per la Legalità. A dialogare con l’autore è stato lo storico giornalista Salvatore Cusimano.
Durante la serata si è parlato di come, ad oggi, la categoria del reporter di inchiesta sia sotto pesante attacco da parte dei pubblici poteri perché rea di aver denunciato episodi di corruzione da parte delle classi dirigenti: “Io penso a tutti quei giornalisti che, a livello internazionale, fanno parte dei consorzi di giornalismo (come l’OCCRP ndr) con i quali noi abbiamo collaborato, realizzando inchieste importantissime per il bene pubblico. Inchieste come quelle dei Panama Papers, che hanno denunciato la sottrazione di risorse dalla società a beneficio di pochi potenti, pochi uomini ricchi, pochi politici. Questo significa meno risorse per terapie intensive, caschi per ossigeno, istruzione, sottratte a beneficio di pochi ricchi”.
“Il tema è il controllo”, ha spiegato, “in una democrazia in cui saltano i processi di controllo è chiaro che si va verso il baratro. Quando tu attacchi la magistratura e attacchi il giornalismo, chiaramente vuoi eliminare qualsiasi possibilità di verifica dell'attività pubblica. Significa che tu non potrai più controllare l'uso dei soldi della comunità. Questo, lo fanno pochi giornali, poche trasmissioni, a cominciare da Report” che "è la trasmissione di informazione più seguita in Italia. Anche domenica abbiamo avuto tantissimi ascolti", ha ricordato.
In altri paesi, come negli Stati Uniti, i giornalisti che riescono a realizzare importati inchieste vengono “premiati con il Pulitzer. Qui in Italia rischiano il carcere” ha detto Ranucci ricordando che se “dovesse entrare in vigore la riforma Cartabia nel gennaio del 2025 scatterà il meccanismo dell'improcedibilità” con il quale agli ex imputati verrà data la “possibilità per legge di rendersi anche anonimi alla collettività, ai magistrati, perché c'è la possibilità di mettere nelle carte giudiziarie, una volta che è scattato il meccanismo dell'improcedibilità, un X o una Y. Quindi, dal gennaio 2025, ci sveglieremo in un mondo migliore perché non avremo più colpevoli per alcuni reati”.
"Nel 2006-2007, mi ricordo quando sono arrivato a Report, c'erano già tutti i segnali della crisi economico-finanziaria che avrebbe sconvolto il mondo. A noi, Tremonti, quando ne parlavamo, ci chiamavano allarmisti, ma noi non eravamo allarmisti, vedevamo quello che arrivava, le segnalazioni che giungevano in redazione e che parlavano di aziende che chiudevano, cittadini che si volevano suicidare. Questo era il segnale di quello che stava accadendo nel paese. Noi lo raccontavamo. Questo è il fatto di raccontare quello che ti arriva in redazione, andando ad approfondire, creando un legame viscerale con il pubblico" ha detto.
Ranucci durante l'evento ha parlato di diversi episodi che hanno profondamente segnato la sua vita. In particolare il bombardamento di Falluja nel 2004, oggetto di manipolazione e falsificazione delle informazioni; l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001 e l'inchiesta condotta nel 2014 su Flavio Tosi, all'epoca considerato l'astro nascente della politica italiana condannato per diffamazione in primo grado neo confronti di Ranucci.
Foto © Paolo Bassani
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