Riceviamo e pubblichiamo per gentile concessione un'intervista del professore e criminologo forense ed investigativo Vincenzo Musacchio
“Contrastare i reati di mafia e dei colletti bianchi sarà più difficile”
Professor Musacchio, dall’alto della sua esperienza nelle strategie di lotta alla criminalità organizzata, cosa pensa delle proposte di limitare l’uso del trojan, la pubblicazione di atti d’indagine o notizie con conseguenze penali per i giornalisti?
Sull’uso dei trojan come efficace strumento d’indagine contro mafie e corruzione mi sono espresso più volte: io lo potenzierei. Limitarlo è un favore fatto ai mafiosi e ai corrotti. Su quest’aspetto non ho dubbi e lo dico da studioso. La censura ai giornalisti invece è da regime non democratico e credo che questo inciderà sul diritto di cronaca determinando un arretramento della democrazia e delle libertà connesse all’informazione.
È di pochi giorni fa sentenza della Cassazione a Sezioni Unite sull’inutilizzabilità delle intercettazioni per “reati diversi”, come la commenta?
La commento con un esempio pratico di dottrina. Poniamo che il pubblico ministero stia indagando per il delitto di usura e durante un’intercettazione si faccia espresso riferimento a un mafioso e al denaro da lui prestato. Se il procedimento penale fosse iscritto dal 1° settembre 2020, questa intercettazione costituirebbe piena prova anche per l’ulteriore titolo di reato. Qualora l’iscrizione risalisse al 31 agosto 2020 o il giorno dopo l’entrata in vigore della legge che ha abrogato la riforma Bonafede (cd. spazza-corrotti), quell’intercettazione sarebbe inutilizzabile. Utilizzare le conversazioni per reati diversi rispetto a quelli per cui s’intercettava, non è un crimine e in molti ordinamenti simili al nostro questo è possibile.
Per i sequestri di smartphone e computer sarà necessario chiedere l’autorizzazione del giudice per le indagini preliminari che ne pensa di questa modifica?
Avrà sicuramente uno sviluppo pratico: aumenterà il lavoro del giudice per le indagini preliminari dilatando i tempi del processo e rendendo più difficili le indagini, incidendo persino sulla genuinità della prova informatica. Un sequestro di materiale informatico è genuino se l’atto è immediato se occorre un’udienza e quindi del tempo il materiale sequestrabile potrebbe, di fatto, essere anche alterabile soprattutto con le moderne tecnologie in uso ai criminali. Rifletterei anche su quest’ultimo aspetto.
È in corso anche una riforma “sfolla-carceri”, l’ha letta? Che ne pensa?
Sono consapevole della necessità di un provvedimento legislativo che incida sul sovraffollamento carcerario divenuto ormai intollerabile e inconcepibile per una democrazia evoluta come la nostra. La cosa importante è che questa riforma non si trasformi in un “liberi tutti” anche per i delitti di mafia, di terrorismo e corruttivi. Non mi piace la palesata ipotesi di attribuire la competenza al direttore dell'istituto penitenziario per la concessione del beneficio della liberazione anticipata. La riduzione eventuale di pena compete esclusivamente al giudice. L’esecuzione della pena dunque non può diventare un procedimento di natura amministrativa. La norma sarebbe incostituzionale.
Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri si è soffermato su un ulteriore aspetto singolare che riguarda diversi titoli di reato nel corso di un’intercettazione. Gratteri fa l’esempio di un’indagine per droga che nel corso delle intercettazioni s’imbatte in una notizia di reato per furto aggravato. Poiché per quest’ultimo reato è previsto l’arresto in flagranza, si potrà utilizzare l’intercettazione come prova, se invece il reato diverso fosse stato la corruzione, invece la prova sarebbe stata inutilizzabile. Lei cosa ne pensa?
Credo che l’esempio fatto da Nicola Gratteri sia sufficientemente esaustivo. Basta porre sul piano dell’offensività i due delitti citati e ci si rende conto che si perseguirà quello meno offensivo.
Come giudica l’azione dell’esecutivo in materia di contrasto alla mafia e alla corruzione?
Guardando le promesse iniziali oggi ritengo di poter dire che la lotta per ripristinare trasparenza, legalità e contrastare le mafie sia ferma al palo. Peccato che la criminalità organizzata moderna e i sistemi criminali integrati a essa siano ormai “Stati nello Stato” e si muovano a loro agio nella politica, nell’economia e nella finanza. Questo significa che servono azioni concrete per arginare questi fenomeni criminali che evidentemente in questo momento non ci sono.
La lotta alle mafie e alla cd. area grigia che le fa da supporto è in pericolo?
Direi che l’asticella continua ad abbassarsi. La lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata deve essere inesorabile e condotta senza sosta. Non mi sembra che approvando norme che vanno in direzione esattamente contraria si rafforzi la lotta. Penso all’abrogazione dell’abuso d’ufficio, alla modifica del regime delle intercettazioni, al carcere e alle maxi multe ai giornalisti, al segreto su atti noti alle parti, al divieto dell’uso di trojan per i colletti bianchi, tanto per citare quelle qui esaminate.
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