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dia-pugliadi Antonio Nicola Pezzuto - 29 marzo 2013
Il Procuratore Motta: “Sono più efficaci i sequestri dei patrimoni che il carcere”.
Un impero da 15 milioni di euro finisce sotto chiave nel Salento. Ad apporre i sigilli gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce guidati dal vicequestore Leonzio Ferretti. Il decreto di sequestro anticipato è stato firmato dal Presidente della Prima Sezione Penale Gabriele Perna.
L’ ingente patrimonio appartiene ad Agostino Marzo, 52 anni, autodemolitore di San Donato.
Le indagini hanno appurato la forte sproporzione tra i modesti redditi dichiarati e l’ enorme patrimonio accumulato dall’ uomo.
“C’ è una sproporzione notevolissima – ha affermato infatti il Procuratore Motta – fra le entrate censite nell’ arco di 15 anni e le uscite avvenute nello stesso periodo: c’ è una sperequazione di circa sei milioni di euro”.

Da un’ attenta analisi delle dichiarazioni dei redditi di Marzo, della moglie e del figlio, gli investigatori hanno subito riscontrato delle anomalie. Il Marzo risulta, inoltre, un semplice operaio della società intestata alla moglie. Quindi il sospetto che le ricchezze siano frutto di proventi illeciti, si è fatto largo tra gli inquirenti.
Un piccolo profilo di quest’ uomo che ha accumulato una grossa fortuna, lo delinea Cataldo Motta: «E’ un personaggio che ha sempre operato nel settore dello sfascio delle autovetture. Ha riportato delle condanne per ricettazione ed è verosimile che svolgesse un’ attività di riciclaggio di pezzi di auto rubate in maniera non episodica, ma sistematica».
A carico di Marzo ci sono una serie di condanne per reati contro il patrimonio e contro la persona. Attualmente, nei suoi confronti, è in corso un processo penale per favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina. Infatti, lavorava alle sue dipendenze il cittadino straniero privo di regolare permesso di soggiorno, rimasto gravemente ustionato in seguito all’ incendio scoppiato alcuni anni fa all’ interno dell’ impianto.
Ma vediamo nel dettaglio da quanti beni è formato il patrimonio dell’ autodemolitore. Beni intestati a lui o ai suoi più stretti familiari. Tre società, la ditta individuale intestata al figlio, l’ impianto di autodemolizione composto da un opificio industriale comprendente tre capannoni, un locale adibito ad officina, un appartamento ed un fabbricato a due piani, su un’ area di cinque ettari; una villa di 340 metri quadrati con piscina di 114 metri quadrati; un capannone di 435 metri quadrati; un fabbricato comprendente un’ abitazione ed un locale commerciale; un fabbricato con annesso locale-deposito e terreno di pertinenza di novemila metri quadrati. Ma la smania di grandezza aveva portato il Marzo a costruirsi anche un impianto sportivo comprendente campo di calcio con tribune e gradinate, palestra, spogliatoi, piccolo bar, pista per atletica leggera e campo da tennis. E ancora, tra i beni sequestrati, figura il complesso immobiliare denominato “Masseria Perrone” che comprende due abitazioni, cinque ampi locali, fabbricato di antica costruzione, il tutto edificato all’ interno di un fondo rustico di 8 ettari e 53 are. Le misure patrimoniali hanno riguardato anche un’ area edificabile di due ettari e tre are ed altri fondi agricoli di tre ettari e quattro are. Agli investigatori non sono sfuggite nemmeno le disponibilità finanziarie dell’ uomo: fra titoli e depositi sono stati bloccati oltre quattro milioni di euro.
“Per il principio dell’ inversione dell’ onere della prova, toccherà a Marzo dimostrare ora la legittima provenienza dei guadagni che hanno consentito di accumulare il suo patrimonio”, sostiene il Procuratore Motta. “Sono più efficaci i sequestri dei patrimoni che il carcere. Il carcere molto spesso viene scontato solo parzialmente, ma la sottrazione dei beni ha l’ effetto di far riflettere chi delinque sull’ opportunità di questa scelta di vita”, conclude il capo della Procura Leccese.

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