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gdf-web6di Antonio Nicola Pezzuto - 9 marzo 2013
Così la mafia salentina riciclava il denaro grazie anche alla complicità di alcuni colletti bianchi.
Ingenti capitali accumulati grazie al contrabbando e al traffico di sostanze stupefacenti venivano riciclati nel settore delle scommesse online per essere investiti nell’ economia legale. Questo è emerso dall’ “Operazione Fast” condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi sugli sviluppi di un’ inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Lecce. Diciannove ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari di Lecce Ines Casciaro, su richiesta del pm di Lecce Alessio Coccioli e del Procuratore aggiunto di Brindisi Nicolangelo Ghizzardi.

A finire nel mirino degli investigatori il boss ostunese del contrabbando Albino Prudentino, già in carcere dal 2010 nell’ ambito dell’ operazione “Calipso” che portò pure al sequestro del Casinò che l’ ostunese stava per inaugurare a Valona.
Il Prudentino, insieme ai suoi complici, aveva messo le mani sui giochi praticati soprattutto attraverso casinò e scommesse online, oltre che mediante slot-machine e videopoker virtuali o reali. Interessi a trecentosessanta gradi nel settore che comprendeva sia la rete di internet che le varie sale giochi, bar e ristoranti del territorio salentino.
 Al centro di questo losco giro d’ affari tre società: la “Fast Service Line” intestata a Marina Galizia ma riconducibile al Prudentino, la “Royale 88” di Martina Franca e la “Scommettendo Srl” di Ceglie Messapica. Tutte e tre sono state sequestrate. In tutto, il valore dei beni sequestrati raggiunge quasi  20 milioni di euro. Inoltre, sono state denunciate a piede libero ben 27 persone.
Vari i reati contestati: riciclaggio di denaro sporco, bancarotta fraudolenta, falsa fatturazione per operazioni mai esistite, falso ideologico in atto pubblico, trasferimento fraudolento di valori e impiego di denaro di provenienza illecita con l’ aggravante - per alcuni degli indagati  - di aver favorito la Sacra Corona Unita.
Fra gli arrestati spiccano i nomi dell’ avvocato ostunese Italo Sgura e  dell’ ex presidente dell’ ordine dei Dottori Commercialisti di Brindisi Giampaolo Zeni. Secondo gli inquirenti i due professionisti avrebbero agito illecitamente per ottenere dal Tribunale un concordato preventivo e salvare così la Fast Service Line che navigava in brutte acque. Sgura avrebbe predisposto la relazione sullo Stato Patrimoniale dell’ azienda e un piano di rientro dalle situazioni debitorie mentre Zeni si sarebbe occupato della relazione con la quale certificare i dati relativi allo Stato Patrimoniale dell’ azienda e alla fattibilità del piano redatto dall’ avvocato e presentato in  Tribunale dall’ amministratore della società. Secondo gli investigatori questa certificazione avrebbe avallato una situazione patrimoniale non veritiera che ha tratto in inganno il Tribunale che ha concesso, sulla base di quei dati, il concordato preventivo.  Ai due sono state contestate le ipotesi di reato di falso ideologico e concorso in bancarotta fraudolenta, all’ avvocato è stato contestato anche il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti e associazione per delinquere.
Molto conosciuto in città, Zeni ha presieduto per trent’anni l’ Ordine dei Dottori Commercialisti. Docente di Ragioneria Applicata nel corso di laurea in Economia Aziendale a Brindisi aveva anche tentato nel 2002, senza successo, la scalata alla poltrona di sindaco. Può sembrare strano, ma la sua ultima apparizione pubblica l’ aveva fatta in occasione di un convegno organizzato sulle norme contro il riciclaggio di denaro sporco durante il quale si era scagliato contro evasori, usurai e contro la criminalità organizzata.
Fiumi di denaro che la Scu ha reinvestito anche in Albania in un bar-gelateria e in un ristorante aperti a Tirana grazie a dei prestanome. Ma non solo. Prudentino, tramite la Fast Service, mise le mani sulla squadra di calcio di Ostuni. Questo al fine di lavare denaro sporco e accaparrarsi consenso sociale. Tramite la società di scommesse il boss elargì una sponsorizzazione di 134mila euro nella stagione calcistica 2009-2010. La magistratura definisce questo investimento “privo di razionalità, di nessuna utilità per la società e, quindi, di vero e proprio sperpero del patrimonio sociale per fini del tutto estranei all’ interesse patrimoniale e ciò, peraltro, in un momento in cui era già forte l’ indebitamento generale della Fast”. Questa operazione mandò su tutte le furie l’ avvocato Italo Sgura che, in un’ intercettazione, lascia intendere che il sacrificio economico fosse più imponente: “Ma stiamo scherzando veramente Giovà, ma tu veramente ti vai a prendere la squadra di calcio dell’ Ostuni che ti costa 300mila euro di finanziamenti - afferma l’ avvocato-  durante una conversazione telefonica – e fai a un giocatore un assegno a garanzia della Fast Service invece di fare l’ assegno dell’ Ostuni Calcio. Non si fanno queste cose nel momento delicato”. A capo del sodalizio sportivo fu messo Domenico Saponaro che, secondo l’accusa, era un presidente prestanome. Gli investigatori sono convinti che a guidare la società fosse, in realtà, Antonio Sannelli, direttore generale della “Fast Service Line Srl”, affiancato da Benedetto Prudentino, nipote di Albino, a sua volta direttore generale dell’ Ostuni. “Prudentino – c’ è scritto nell’ ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Casciaro – ha ritenuto di acquisire la proprietà dell’ Ostuni Calcio non solo per acquisire consenso e prestigio popolare ed anche un peso nell’ ambito della vita cittadina ma, soprattutto, per diversificare i suoi investimenti e sottrarli ai rigori della legge, attesa la illecita provenienza delle disponibilità finanziarie, attraverso un agevole canale di riciclaggio”.
«Il gioco d’ azzardo – afferma il Procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi, titolare dell’ inchiesta assieme al collega della Dda Alessio Coccioli - porta alle casse dello Stato ben otto miliardi di euro. E’ la terza azienda economica italiana. Le slot machine sono ovunque e siamo bombardati dalla pubblicità che invoglia al gioco d’ azzardo anche se poi mette in guardia contro il pericolo che ne deriva per la salute. Non è un caso che la ludopatia sia una malatttia che in Italia si sta diffondendo. Non so se è stato un bene legalizzarlo».
Duro l’ affondo del Procuratore Capo Cataldo Motta sulla vacatio normativa in tema di autoriciclaggio: «Il Paradosso? Codice Penale alla mano non è possibile contestare a Prudentino, considerato il regista dell’ organizzazione, il reato di riciclaggio (per il quale saranno chiamate a rispondere soltanto persone terze, personaggi comunque minori), essendo già lo stesso chiamato a rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso. Siamo l’ unico Paese in Europa a non prevedere come reato il reinvestimento di capitale illecitamente percepito da parte dell’ autore del primo illecito. Uno strumento essenziale per la lotta alle mafie che nel nostro ordinamento non esiste. La non punibilità dell’ autoriciclaggio rallenta le indagini, perché non permette di indagare su quanti che, avendo commesso un reato, utilizzano i proventi del denaro sporco per investirlo in attività lecite e quindi turbare l’ economia».

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