Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

mafia capitaledi Pietro Orsatti
Roma Caput Mafia. Va bene così. Ce la teniamo stretta così com’è e distogliamo lo sguardo. Tutti. In questi mesi abbiamo assistito a una fetida campagna elettorale dove la parola mafia è stata volutamente rimossa, nascosta, sminuita. Oggi il sistema osceno di potere politico-economico-mafioso che ha governato - e governa - la città si è riorganizzato, si è camuffato, si è riciclato. C’è un processo in corso, certo. Quello che ogni settimana procede nell’aula bunker di Rebibbia. Ma nessuno sa che cosa stia davvero avvenendo nel corso del dibattimento. E a nessuno, questo allarma ancora di più, sembra importare nulla.
Poi c’è quella storia, o storiaccia o fattaccio che tutti si sono affrettati a dimenticare. Da circa tre mesi Maurizio Abbatino, collaboratore di giustizia che negli anni Novanta fu fondamentale per colpire l’organizzazione della Banda della Magliana, è formalmente e totalmente fuori dal programma di protezione - ha riconsegnato i documenti della sua identità di copertura - e chiunque, e a Roma c’è una fila chilometrica di balordi pronti a farsi avanti, può tranquillamente raggiungerlo, ucciderlo, cancellarne voce e memoria. Voce e memoria fondamentali in passato e certamente ancora utili ora in fase giudiziaria e processuale proprio a partire dal protagonista assoluto del telepanettone conosciuto come Mafia Capitale, Massimo Carminati. Fosse solo per farsi notare dai nuovi padroni della Roma criminale. Con tanto di bollo e autorizzazione della procura di Roma, della procura nazionale Antimafia e del Ministero dell’Interno. Un segnale devastante a chi volesse collaborare con la giustizia anche nel corso del processo su Mafia Capitale.
Cose che capitano in questa straordinaria città, con questo straordinario tribunale e con questo ancor più sublime scenario politico cittadino.
La mafia c’è, lo sanno tutti, ma non se ne parla. La mafia non è infiltrata, è stabilmente insediata, condiziona l’economia cittadina e visto che si parla della Capitale tracima sul livello nazionale, condiziona la politica, condiziona la vita quotidiana dei romani, ma si fa finta di nulla. Come a Napoli, dove si è ripreso a sparare, la realtà viene superata dalla seconda serie di Gomorra, a Roma il disastro di Mafia Capitale attende che ci sia il seguito di Suburra o una nuova edizione di Romanzo Criminale. Quieti si assiste allo spettacolo. Quieti e silenti.

Il padrino di Mafia Capitale
Un anno fa nel giugno 2015 Antonio Mancini, ex uomo della Banda della Magliana, dichiarava alla rivista Qn dopo l’operazione Mafia Capitale 2: “Mi aspettavo qualcosa di più forte e penso ci sarà ‘na terza infornata. Carminati ha qualcuno sopra di lui. I pescecani devono ancora venire fuori, non so se lo faranno mai”. La terza infornata di arresti non c’è stata - e non se l’aspettava solo Mancini -, il “padrino” sopra Carminati non è mai venuto fuori, non si riesce neanche a immaginare chi possa essere e se sia mai esistito, è iniziato il processo che è diventato, dopo la prima sovraesposizione mediatica, del tutto invisibile per i media e soprattutto per i romani, è stato sciolto per mafia il Municipio di Ostia, si è dimesso il sindaco Ignazio Marino, è arrivato il commissario Tronca, si è votato - ancora, mentre scrivo, non si conoscono i risultati del ballottaggio - e nessuna forza politica e nessun candidato Sindaco ha speso una parola una su Mafia Capitale, sull’emergenza criminalità organizzata a Roma. Tutti, nessuno escluso se non quel poveretto di Fassina predestinato a perdere, a essere simbolo residuale di una sinistra romana che si è dissolta.
Tutto previsto, atteso e scontato. Il maxi processo a Mafia Capitale va avanti, e a nessuno interessa più di tanto, e si attende una cura dimagrante draconiana in sentenza alla mole di accuse al sistema Buzzi-Carminati, a partire dal riconoscimento associativo, quello previsto dall’articolo 416 bis. La procura della Repubblica di Roma sembra volare basso, sicuramente sul piano mediatico, ed è facile capirne la ragione perché è davvero delicato per Giuseppe Pignatone e i suoi portare sul banco degli imputati un sistema di potere che vede l’intera classe politica romana, compresa quella che fa riferimento all’attuale segretario del Pd Matteo Renzi, coinvolta e protagonista di una vicenda che potenzialmente è di gran lunga più inquietante e devastante per la politica di Mani Pulite. Insomma, se qualcuno si aspettava un colpo definitivo al sistema di Mafia Capitale rischia di rimanere deluso... (continua)

Acquista il n° 73 di ANTIMAFIADuemila e leggi l'articolo completo!

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos