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di Stefania Limiti

Con una frase sintetica e potente, Giovanni Falcone parlò nel 1986 dell’esistenza di “ibridi connubi fra criminalità organizzata, centri di potere extra-istituzionali e settori deviati dello Stato”.1 L’intreccio delinquenziale, aggiunse, era emerso dalle istruttorie allora in corso in diverse sedi giudiziarie, spiegando anche a cosa servisse: “Tentare di condizionare il libero svolgimento della democrazia e ispirare crimini efferati”.
Niente di più, ma quanto basta per condurci nel vasto mondo delle forze occulte che hanno operato in Italia dalla nascita della Repubblica in poi, con la finalità di garantire una permanente destabilizzazione del nostro Paese. Proprio ciò di cui parlò Falcone a proposito del ruolo degli “ibridi connubi”: un passo poco noto ma assai efficace, al pari di un altro, ben più famoso e riferito alle “menti raffinatissime” nascoste dietro il fallito attentato che il giudice subì, insieme ai suoi ospiti, alla villa situata all’Addaura, lungo il litorale palermitano.
Seguire quella traccia ci conduce lungo un sentiero difficile e inevitabilmente paludoso perché gli “ibridi connubi” non amano per niente presentarsi con il loro nome e cognome giacché, al contrario, agiscono dietro le scene del potere: impossibile ragionare su questi fenomeni solo maneggiando informazioni lineari e trasparenti, come pretendono molti studiosi. Spesso si è costretti a ricorrere alla logica, o meglio “ad un complesso sistema di abduzioni (… se qui c’è della cenere, deve esserci stato del fuoco) che producono risultati, conoscenze generali: svelano chi è l’assassino”2.

Premesso ciò, tentiamo una preliminare definizione3 del concetto di “poteri occulti” e di individuarne i requisiti essenziali, proprio per evitare una sua dilatazione e il rischio di farlo sfociare in quello di forze misteriose e inconoscibili, privandolo di significato reale. Sono tre le caratteristiche essenziali dei “poteri occulti”: “1) il segreto che copre in tutto o in parte i membri, le azioni e, talvolta, gli stessi fini e addirittura l’esistenza dell’organizzazione; 2) la funzione di contropotere, in quanto perseguono autonomamente fini propri di potere, diversi o contrari rispetto al potere legittimo; 3) il carattere illegale delle attività e, per lo più, della stessa esistenza dell’organizzazione occulta”. E’ possibile anche individuare le aree principali nelle quali prosperano i “poteri occulti”, in un complesso intreccio di rapporti, pur conservando la loro autonomia: 1) i servizi segreti nazionali, o settori di essi, in quanto assumono il carattere di corpi separati, non necessariamente “deviati” (ad esempio: l’ufficio dossieraggi di via Nazionale scoperto nel 2006, pur svolgendo una attività illegale, era sotto il pieno controllo del capo del Servizio; l’operazione di esfiltrazione del nazista Herbet Kappler, appaltata nel 1978 agli agenti di un organismo occulto, l’Anello, venne seguita passo dopo passo dall’allora capo del Sid, Casardi e così via…), e quelli stranieri che operano nel nostro territorio con metodi illegali e senza l’autorizzazione del governo italiano; 2) le organizzazioni eversive clandestine, rosse e nere; 3) le logge massoniche; 4) la grande criminalità organizzata, che spesso contende allo Stato il monopolio dell’uso della forza. A questi grandi gruppi, aggiungiamo un quinto, quello degli uomini cerniera, degli agenti d’influenza e dei destabilizzatori: i primi potenti crocevia di interessi e relazioni tra mondi diversi (come Marcello Dell’Utri o Saro Cattafi o, ancora, Vito Ciancimino); i secondi, tra i quali citiamo di ‘diritto’ Licio Gelli o il meno famoso ma di notevole spessore, Enzo De Chiara, abili manovratori che non devono nascondersi e usare la coercizione ma il convincimento e la persuasione ideologica per indirizzare e determinare l’espressione della volontà istituzionale; infine i terzi, pericolosi e mimetizzabili, attivati, e all’occorrenza disattivati, per azioni illegali di ogni tipo: molti di loro vennero addestrati nell’ambito della grande operazione della Gladio popolare. 4Ebbe il coraggio di rivelarsi in una intervista Giovanni Farina, bandito sardo dedito ai sequestri di persona: D. “E chi erano quegli uomini che si sarebbero fatti vivi con lei nel settembre del 1996 e nel 1973?”, R. “Uomini dello Stato, con e senza divisa, che mi chiedevano qualche cosa che non avrei mai potuto fare. Qualche cosa di terribile”. D. “Cosa le chiesero?”, R. “Di fare l’ infiltrato. Peggio. Di fare l’ agente provocatore e... il termine che usarono è carico di ideologia, l’ho ascoltato altre volte in carcere. Mi proposero di arruolarmi come agente destabilizzatore”. D. “Destabilizzatore? Che significa?”, R. “Avrei dovuto non solo segnalare la presenza di latitanti, magari ospitandoli, ma avrei dovuto facilitare e promuovere l’organizzazione e commissione di sequestri. Sì, insomma, avrei dovuto fare l’istigatore”5.
E’ all’interno di queste categorie che, talvolta, si annidano “poteri occulti” che partecipano al grande gioco della destabilizzazione, cioè il variegato e non univoco complesso di azioni che hanno determinato quel condizionamento della vita democratica al quale allude Giovanni Falcone nel suo intervento del 1986.
(segue)

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Foto © Emanuele Di Stefano

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